2015-02-24 08:11:00

Il card. Scola celebra i dieci anni dalla morte di don Giussani


L’Arcivescovo di Milano, il Card. Angelo Scola ha celebrato la Messa di suffragio per il decimo anniversario della morte di don luigi Giussani e per il 33° anniversario del riconoscimento della fraternità di Comunione e Liberazione. In un duomo gremito con un centinaio di concelebranti, fra cui il successore di don Giussani alla guida del movimento, don Julian Carron è stato ribadito che dare la vita resta il centro per ogni cristiano. Fabio Brenna:

Un pressante appello alla comunione ecclesiale per attuare il carisma di don Giussani: è l’invito ripetuto che il cardinale Angelo Scola ha rivolto ad un duomo gremito di fedeli e concelebranti per la commemorazione del fondatore di Comunione e Liberazione, scomparso 10 anni fa. Un carisma fortemente ambrosiano quello di don Luigi Giussani e con la Chiesa ambrosiana intenta – ha detto il cardinale Scola - “a proporre Gesù Cristo come evangelo dell’umano agli uomini di questo travagliato inizio di millennio”, diventa una precisa richiesta per coloro che si rifanno a questo insegnamento di Giussani:

“L’arcivescovo umilmente vi ricorda che approfondire personalmente e comunitariamente il carisma avuto in dono domanda di lavorare nella vigna in cui il Padre ci ha piantati, attuando il metodo della comunione ecclesiale: pluriformità nell’unità".

Per l’arcivescovo si tratta allora di partire dalla famiglia fino alle frontiere della “missione ad gentes”, verso quelle periferie dell’esistenza care a Papa Francesco in questa ribadita richiesta di comunione con tutte le realtà della chiesa ambrosiana:

“Tengo molto a questa umile richiesta: non è il solito modo, un po’ pieno di piaggeria, di raccomandarvi di stare dentro. Non è quello. È il desiderio di una missione viva che è nella grande tradizione di questo importante movimento”.

Dopo aver ricordato come per Giussani Cristo fosse “la vita della mia vita”, il cardinale Scola ha sottolineato come per il fondatore di Cl “dare la vita” resti “il caso serio” per ogni cristiano e dunque lo debba essere “in modo stringente” per tutti i membri dell’Associazione.








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