Il governo indiano non approva le controverse “ghar wapsi”, cioè le cerimonie di “riconversione” all’induismo, organizzate da gruppi estremisti indù, che nei mesi scorsi hanno riguardato centinaia di fedeli cristiani e di altre minoranze religiose: lo ha dichiarato il Ministro federale per lo sviluppo urbano, M. Venkaiah Naidu, specificando che “se la conversione forzata è sbagliata, anche la riconversione è sbagliata”. Come riferisce l'agenzia Fides, il Ministro ha riferito che “il governo federale non ha alcun piano di presentare una legge anti-conversione”, come quelle in vigore in alcuni Stati, che di fatto limitano la libertà religiosa.
Stati indiani devono vigilare su cerimonie di “riconversione” all’induismo
Le cerimonie di “ghar wapsi” hanno sconcertato molti e il governo centrale – ha detto
il Ministro –“non ha alcuna responsabilità: sono i singoli Stati indiani interessati
dal fenomeno a dover fare attenzione”. Invece “se la gente si converte in coscienza,
questo va bene”, ha aggiunto, stigmatizzando la strumentalizzazione politica che alcuni
partiti promuovono sulla questione.
Modi ha condannato la violenza sulle minoranze religiose
Secondo gli osservatori, il recente discorso del premier indiano Narendra Modi, che
ha condannato la violenza sulle minoranze religiose e promesso l’impegno per la tutela
dei loro diritti, ha generato soddisfazione tra le minoranze religiose, come i cristiani
indiani. Modi, dicono alcuni, potrebbe dare al partito nazionalista Baratiya Janata
Party, di cui è leader, “un nuovo volto”, virando verso un approccio maggiormente
laico e distanziandosi dai gruppi fanatici induisti. “Non è impossibile che l'ultima
batosta elettorale a Delhi abbia ricordato al Primo Ministro che il popolo lo ha votato
non per attuare ‘l'agenda zafferano’ dei gruppi estremisti ma per rilanciare l'economia”
nota un fonte di Fides in India. (P.A.)
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