Dai Paesi in conflitto fuggono migliaia di persone molte dirette anche in Italia. “Non sono numeri da invasione” ribadisce padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, a margine di un convegno su fondamentalismi e crisi umanitarie che si è tenuto ieri proprio nel centro dei Gesuiti. Tra i temi affrontati anche immigrazione e accoglienza. Il servizio di Michele Raviart:
La diffusione del fondamentalismo aggrava la situazione dei popoli che sono vittime del terrore e da questo cercano di fuggire. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.
“Sicuramente le situazioni dei fondamentalismi rendono più difficile la gestione delle crisi umanitarie. Pensiamo, per esempio, alla Libia: la presenza dell’Is rende ancora più complicata la situazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati che lì si trovavano e che quindi sono costretti a partire. Anche se non c’è una relazione diretta, però ci sono delle conseguenze che alcune cose hanno sulle altre”.
Chi riesce a partire, sfruttato dagli scafisti, deve poi sperare di riuscire a sopravvivere alla traversata del Mediterraneo. “Era il mare del dialogo”, spiega Jean Lèonard Touadi, consigliere del Ministero degli Esteri italiano, ora è “un cimitero a cielo aperto”. Sotto accusa anche i mezzi di informazione, che spesso strumentalizzano questo fenomeno. Sentiamo Touadi:
“I nostri media sotto la parola ‘immigrazione’ lavorano molto in collaborazione con l’imprenditoria della paura, che ha scelto l’immigrazione come spauracchio per instillare la sindrome da invasione. E questo ci impedisce intanto di comprendere davvero che sono esseri umani e di comprendere anche che dietro questa loro sofferenza singola ci sono problematiche geopolitiche, economiche, di cui noi stessi siamo responsabili”.
Una paura irrazionale, che vede negli immigrati potenziali terroristi o che può portare a identificazioni superficiali tra islam e fondamentalismo dimenticando che la prima vittima dei jihadisti sono proprio i musulmani. Luigi Sandri, storico e giornalista della rivista “Confronti”:
“Quello che fanno questi del Daesh, dell’Is, è una cosa brutale e non solo in se stessa perché ammazzano gente innocente, ma anche dal punto di vista esegetico dello stesso islam. E’ una forzatura insopportabile. E’ vero che ci sono anche i cristiani – ed è una cosa tremenda quello che hanno patito, per esempio, i gruppi armeni, i caldei… - però la maggior parte delle vittime del Daesh, cioè dell’Is, sono musulmani stessi: i peggiori nemici dell’Is non siamo noi occidentali, sono i musulmani stessi che non accettano questo loro modo di vivere il Corano”.
Dopo le stragi di Parigi a Charlie Hebdo, alcune scuole di Roma hanno annullato la visita alla Moschea, spiega ancora padre Camillo Ripamonti, che aggiunge:
“Bisogna assolutamente disinnescare queste paure che rischiano di condizionare anche i comportamenti delle persone, l’accoglienza delle persone. Mentre il tentativo di conoscere il testimone di una fede diversa ti aiuta, in qualche modo, a non avere paura delle persone, ma a conoscere la complessità anche del fenomeno islam, che non è riassumibile nei fondamentalismi”.
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