2015-02-27 15:30:00

Parafarmacisti in piazza: liberalizzare i medicinali fascia C


Protesta dei titolari delle parafarmacie ieri a Roma. Da tempo si discuteva sulla liberalizzazione della vendita di farmaci di fascia C, che ancora una volta il governo ha negato a questa categoria. Anna Zizzi ha sentito il presidente dell’ ANPI, Associazione nazionale parafarmacie italiane, Pietro Marino:

R. - È stata fatta una marcia indietro rispetto a quella che era la proposta iniziale presentata al Consiglio dei ministri, cioè consentire ai nostri esercizi di vendere i cosiddetti “farmaci di fascia C”, cioè farmaci con obbligo di prescrizione medica. A fronte della  cancellazione di questo, è stata data la possibilità alle grandi catene di acquisire le farmacie che sono a numero chiuso.

D. – Che conseguenza ha sulla categoria la mancata liberalizzazione della vendita di questi farmaci?

R. – Sicuramente i consumatori ci perderanno, perché ricordiamo che questi sono farmaci con obbligo di prescrizione medica, e che comunque sarebbero stati elargiti da un farmacista. Considerando il fatto che questi sono farmaci non dispensati dal servizio sanitario nazionale - e che quindi il paziente, paga di tasca propria - crediamo che sia uno svantaggio per il consumatore, al di là dell’umiliazione inflitta ai giovani farmacisti, che da una parte sono impediti ad esercitare, come professionisti e imprenditori, la propria attività, e dall’altra si consente invece alle grandi catene di fare integrazione verticale. Sarà tutto da dimostrare il fatto che questa integrazione verticale in un regime di monopolio, dia vantaggi ai cittadini. Secondo noi, no.

D. – Se fosse consentito alle parafarmacie la vendita dei medicinali di fascia C, si assisterebbe ad un aumento delle chiusure di farmacie più piccole situate nelle zone periferiche. Questa è in breve, una delle critiche mosse alla categoria dei titolari delle parafarmacie. Cosa ne pensa a riguardo?

R. – Stiamo parlando di una quota di farmaci che rappresenta il 19 percento del fatturato di una farmacia, cioè dei farmaci complessivi. Il 70 percento dei farmaci venduti in farmaci sono di classe A, mentre i farmaci venduti in parafarmacia attualmente, corrispondono a circa il 10 percento del fatturato di una farmacia. La farmacia, in realtà, dalla liberalizzazione ha perso pochi spiccioli. Se questa cosa si estendesse ai cosiddetti “Cop”, cioè i farmaci di classe C con obbligo di prescrizione, parleremmo di un altro 19 percento, circa tre miliardi di euro. La perdita prevista per una farmacia sarebbe di 40 euro l’anno.

D.  – Quali cambiamenti sperate possa portare la manifestazione di oggi?

R. – Noi vogliamo che l’opinione pubblica venga a conoscenza dei danni che si stanno per creare. Da una parte il Job act rende più precario il lavoro, dall’altro si impedisce il libero esercizio di una professione.

 








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