2015-02-27 12:17:00

Religioni e geopolitica: quando la fede ricostruisce la pace


“Le religioni: terreno di incontro o scontro tra i popoli?”. E’ la provocazione e, insieme, il tema di un convegno che si è tenuto questo giovedì a Roma, nella chiesa di Sant’Eustachio. Un dialogo tra il segretario dell’Istituto universitario di Firenze, Pasquale Ferrara, e il segretario del Centro islamico culturale d’Italia, Abdellah Redouane. L'iniziativa rientra in una serie di appuntamenti, aperti alla cittadinanza, promossi dal Movimento dei Focolari. Per noi c’era Elvira Ragosta:

La centralità assunta dal fenomeno religioso nel dibattito pubblico degli ultimi due decenni, in particolare dopo gli attentati di Parigi e le stragi in Medio Oriente e Nigeria, porta al quesito se le religioni siano terreno di incontro o scontro tra i popoli. Pasquale Ferrara, ex diplomatico e segretario dell’Istituto universitario di Firenze:

“Come tutte le attività umane, le religioni possono essere entrambe le cose, e storicamente lo sono state. Ma, in realtà, le religioni hanno anche un ruolo fondamentale, per esempio, nelle situazioni post-conflittuali di ricostruzione della pace”.

“Le religioni non sparano né pregano, sono i seguaci che lo fanno”, così Abdellah Redouane, segretario del Centro islamico culturale d’Italia, che sull’importanza del dialogo interreligioso afferma:

“Nei momenti di difficoltà dobbiamo dialogare per cercare le soluzioni ai problemi del mondo e non mettere benzina sul fuoco. Penso che Papa Francesco in questa situazione non sia soltanto un punto di riferimento per i cattolici e per la Chiesa, ma sia un punto di riferimento tout court, anche per noi musulmani. I suoi appelli, la sua spontaneità e la sua risposta immediata ogni volta che c’è un problema ci rassicurano sul fatto che ci sono persone che ancora possono guidare il mondo verso la pace”.

Nel dialogo i due esperti ricordano come oggi assistiamo a una crisi su più livelli, dove le religioni sono erroneamente chiamate in causa, strumentalizzate  da chi invoca l’ideologia per acquisire potere territoriale, come sta accadendo per il sedicente Stato Islamico. “Non è compito delle religioni intervenire nella politica internazionale”, sottolinea il professor Pasquale Ferrara, e, come, riportato nel suo libro, di recente pubblicazione, dal titolo “Religioni e relazioni internazionali”, ci sono molte cose che le religioni hanno fatto e possono ancora fare per creare il senso di una dimensione comune delle società:

“Io ho cominciato la mia carriera diplomatica moltissimi anni fa nel Cile di Pinochet e ricordo ancora il cardinale Raúl Silva Henríquez, considerato soprattutto nell’ultima parte del regime di Pinochet come una sorta di nemico pubblico numero uno, semplicemente perché aveva aperto le porte della cattedrale di Santiago e aveva accolto non solo i perseguitati dal regime, salvando loro in molti casi la vita, ma aveva offerto anche assistenza legale e assistenza psicologica. Aveva, dunque, operato  considerando l’uomo nella sua interezza e quindi nella promozione umana - diremmo oggi - nei confronti di tutti, senza distinzione ideologica. Io credo che le religioni dovrebbero avere questa grande dimensione di apertura al mondo, apertura alla diversità, dimensione che oggi forse manca nella politica, nell’economia e nella società in generale, cioè la dimensione della misericordia, anche in termini politici, il che significa andare al di là delle divisioni, sanare le ferite e insieme rimboccarsi le maniche per costruire una comunità viva”.








All the contents on this site are copyrighted ©.