2015-02-27 14:19:00

Ucraina: iniziato ritiro armi pesanti, negoziati sul gas


In Ucraina governativi e ribelli filo-russi hanno iniziato il ritiro delle armi pesanti secondo gli accordi di Minsk-2, ma non da tutte le aree. Sul terreno ancora violazioni del cessate il fuoco, con Kiev che denuncia la morte di tre suoi soldati e il ferimento di altri sette. La "minaccia militare da Est" permane nonostante la tregua dice il presidente ucraino Poroshenko, mentre Putin ha discusso dell’attuazione di Minsk al Consiglio di sicurezza nazionale. Intanto è stato confermato per lunedì prossimo a Bruxelles il trilaterale sulla questione delle forniture di gas, tra i responsabili dell’energia di Russia, Ucraina e Ue. Per un commento Marco Guerra ha intervistato Danilo Elia collaboratore  dell’Osservatorio Balcani Caucaso:

R. – Il fatto che – come pare – si stia effettuando il ritiro dell’artiglieria pesante dalla fascia cosiddetta demilitarizzata, prevista dagli accordi stessi, è positivo. Voglio segnalare che comunque, in questi giorni, le due parti in guerra hanno continuato ad accusarsi vicendevolmente di violazioni della tregua. Nello stesso tempo, però, almeno da del governo di Kiev si è manifestata l’intenzione di ottemperare comunque all’obbligo degli accordi di ritirare l’artiglieria pesante. In questo senso, appunto, è un ottimo segnale. Allo stesso tempo, però, gli scontri continuano: si ritira l’artiglieria pesante, ma non c’è un vero cessate-il-fuoco relativamente a scontri con armi leggere. Non c’è una vera pace in atto al momento!

D. – Lunedì a Bruxelles si incontreranno i rappresentanti dell’Unione Europea, di Mosca e di Kiev sulla questione delle forniture di gas. Questo è un altro nodo importante da sciogliere per la pace?

R. – Sì, questa è una questione spinosa. In realtà io distinguerei tra il gas in transito sul territorio ucraino, il gas russo verso l’Unione Europea e la fornitura alle zone sotto controllo dei separatisti, perché in realtà quello che abbiamo visto succedere fino ad oggi, per quel che riguarda noi consumatori europei di gas russo, è abbastanza rassicurante: stiamo parlando ormai di un anno di guerra senza mai aver avuto interruzioni di fornitura. Sembra che questo flusso di gas dalla Russia all’Europa transiti regolarmente, quasi indifferente agli scontri che ci sono sul suolo ucraino. Diverso è invece il discorso per la fornitura ai territori sotto il controllo dei filorussi, perché questo riguarda direttamente il conflitto: qui c’è una battaglia fra Russia e governo ucraino, perché in realtà la fornitura viene effettuata dal governo ucraino, dalla rete ucraina, ai territori del Donbass. E c’è la minaccia della Russia di interruzione della fornitura sulla rete ucraina in caso di mancato pagamento delle bollette da parte di Kiev. Quindi è una situazione abbastanza intrecciata, perché ci sono una serie di gasdotti che passano sul territorio ucraino, che possono essere in parte bloccati, in parte smistati, in parte anche girati in senso inverso e quindi dall’Europa all’Ucraina.

D. – Il nodo centrale, a questo punto, rimane quello che ha ribadito il ministro degli Esteri russo Lavrov: l’Ucraina, secondo Mosca, deve rimanere un Paese non allineato e quindi non deve entrare assolutamente nell’Alleanza Atlantica…

R. – Questo è il punto chiave fin dall’inizio di tutta la vicenda. Il potenziale ingresso dell’Ucraina nella Nato è lo spauracchio per il Cremlino: potemmo anche azzardare a dire che è il vero movente dell’intervento russo, di tutto quello che è successo nell’ultimo anno, dall’annessione della Crimea all’appoggio e all’aiuto militare ai separatisti. Oggi non è che si sposta la questione, anzi se vogliamo è un punto a vantaggio delle mosse russe, perché è veramente improbabile che i partner dell’Alleanza Atlantica possano volere al loro interno uno stato potenzialmente in guerra, perché secondo l’art. 5 del Trattato, un Paese membro attaccato comporta l’obbligo per tutti gli altri membri della Nato di intervenire e quindi significherebbe gettarsi a capofitto in una guerra.

D. – Quindi gli accordi di Minsk diciamo che stanno funzionando per quanto riguarda il cessate-il-fuoco, ma la soluzione politica di tutta la crisi non si vede ancora all’orizzonte…

R. – No, non si vede! Anche gli accordi di Minsk, in realtà, non mi verrebbe di dire che stanno funzionando sul fronte della pace, perché non prevedono al momento una vera soluzione del conflitto. Si limitano a prevedere un’interruzione almeno delle azioni militari con artiglieria pesante verso le città: il che è certamente un ottimo risultato, un grandissimo risultato… Io due settimane fa ero a Donetsk e l’artiglieria colpiva la città costantemente ogni giorno: oggi questo non succede, almeno a Donetsk e in altre zone abitate. E’ un grandissimo risultato. Però, appunto, la pace vera e propria, la soluzione politica definitiva del conflitto è sicuramente lontana.








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