2015-02-27 13:52:00

Venezuela sul baratro: proteste dopo uccisione 14.enne


Nuove proteste e scontri in Venezuela dopo l’uccisione di un giovane di soli 14 anni, l’arresto del sindaco di Caracas e l’ennesima denuncia di un colpo di Stato ai danni del presidente Maduro. La situazione rischia di precipitare se non ripartirà il dialogo tra governo e opposizione mentre sul capo dello Stato piovono dure critiche dopo l’adozione di un provvedimento che autorizza l’uso di armi letali nelle manifestazioni pubbliche. Per un’analisi della situazione del Paese, Benedetta Capelli ha intervistato Lucia Capuzzi, giornalista della redazione esteri di Avvenire:

R. - Il Venezuela sta vivendo una crisi politica profondissima, una riedizione esasperata di quello che è accaduto un anno fa con le proteste di piazza, e dovuta anche ad una crisi economica fortissima. Il prezzo del petrolio è più che dimezzato e questo ha messo in forte difficoltà il governo che aveva basato il suo sistema di sussidi interamente sui proventi su questa risorsa. Nei supermercati mancano molti generi alimentari, le medicine scarseggiano … Tutto questo crea un forte malessere nella gente. Da una parte, abbiamo l’opposizione che è divisa tra un’ala più radicale – legata al sindaco di Caracas Antonio Ledezma, a Leopoldo Lopez e Corina Machado  - che vuole le dimissioni immediate di Maduro anche attraverso una protesta di piazza. La parte moderata - quella legata a Henrique Capriles che è stato il candidato, lo sfidante di Maduro alle presidenziali - si propone invece di battere il governo alle legislative di luglio. L’atteggiamento repressivo del governo sta favorendo però la parte più radicale dell’opposizione. Quindi da una parte abbiamo questa spaccatura dell’opposizione e dall’altra un governo in fortissima difficoltà, in calo di popolarità, che ha terrore di perdere le legislative di luglio. Ora, il rischio di golpe che Maduro ha paventato – e non è la prima volta – purtroppo rischia di avverarsi; non si sa però chi potrà essere l’autore del golpe, cioè se tutta la strategia del governo è mirata a fare un golpe “di sinistra”, ovvero un golpe dello stesso governo per non andare alle legislative di luglio in cui teme di perdere; o un golpe della parte più radicale dell’opposizione. In ogni caso, l’unica soluzione ovvero il dialogo sembra quella meno praticabile al momento.

D. – Quindi ritieni che alle elezioni legislative l’opposizione avrà possibilità concrete per imporsi?

R. – Dipende. Se l’opposizione riuscirà a trovare un minimo comune denominatore – che potrebbe essere di nuovo Capriles, ovvero l’esponente di un’opposizione democratica – credo di sì. Il problema è che l’opposizione è molto divisa. La parte radicale non dialoga con la parte democratica e chiede le dimissioni di Maduro adesso, senza una forma di dialogo nazionale, il che è da parte sua molto rischioso perché comunque l’opposizione è veramente spaccata.

D. – La Risoluzione 8610 che autorizza l’uso di armi letali nel corso delle manifestazioni di piazza è stata fortemente criticata. Ma è un passo falso per Maduro?

R. – Sì. Il problema è che Maduro opta per la repressione e questa risoluzione rientra nella sua strategia di aumentare la repressione. È una strategia voluta? Ovvero il governo vuole aumentare la repressione e in questo modo portare l’opposizione a un muro contro muro per giustificare un golpe o si tratta invece di una strategia “miope”, per cui non si rende conto che aumentando la repressione, concedendo di sparare sulla piazza, si rischia il bagno di sangue in Venezuela? Questo è il grande enigma.

D. – Che ruolo può giocare la Chiesa in questa crisi?

R. – La Chiesa cerca di giocare un ruolo fondamentale. Il Venezuela è stata la sede dell’allora nunzio Parolin che ha svolto un ruolo fondamentale nel cercare di mediare. La Chiesa sta cercando di promuovere il dialogo, perché con un Venezuela così spaccato e polarizzato, qualsiasi soluzione di opposizione rischia di far sfociare il Pese in un bagno di sangue. Quindi è necessario che le due parti - il governo e l’opposizione - si riconoscano vicendevolmente, e cerchino insieme una soluzione che non può essere quella di annientare l’atra parte, né tanto meno far finta di vedere i problemi del Paese che sono ormai macroscopici.








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