Imparare dagli errori del passato per agire uniti, condividendo le responsabilità ed aiutando le vittime di abusi: questo l’obiettivo che si pone la prima conferenza nazionale di due giorni sulla tutela dei minori, in programma da ieri ad Athlone, in Irlanda. L’evento è promosso dalla Commissione nazionale per la protezione dell’infanzia nella Chiesa cattolica in Irlanda (National board for safeguarding children in the catholic Church in Ireland - Nbsccci), l’organismo istituito dai vescovi irlandesi per contrastare il drammatico fenomeno degli abusi sui minori commessi da alcuni membri della Chiesa.
Fare tutto il possibile per evitare nuovi casi di abusi
Aprendo i lavori, questo pomeriggio, il Primate di Irlanda, mons. Eamon Martin, ha
evidenziato due priorità: non dimenticare il passato e condividere le responsabilità.
Riguardo al primo punto, il presule ha affermato: “Non dobbiamo dimenticare l’eredità
di tradimenti, traumi e vergogna lasciati dagli abusi, perché essi hanno distrutto
le vite dei bambini, segnandoli in modo indelebile”. Piuttosto, la Chiesa deve “fare
tutto il possibile per garantire che simili terribili atti non avvengano mai più”.
Di qui, l’esortazione di mons. Martin a ricordare che “la salvaguardia dei minori
è una responsabilità condivisa” nella Chiesa, da non considerarsi come “un extra,
un onere scomodo o un ostacolo all’opera pastorale”, quanto piuttosto come “una parte
intrinseca e necessaria della missione ecclesiale, ovvero del portare l’amore di Dio
a tutti”. Ponendo, quindi, al primo posto “le necessità dei bambini e dei più vulnerabili,
la pastorale verrà rilanciata, invece che sminuita”.
Promuovere una “cultura della salvaguardia”
Ma cosa deve fare, in concreto, la Chiesa irlandese
per tutelare i minori? Mons. Martin lo ha spiegato, indicando tre necessità. La prima
riguarda la promozione di una “cultura della salvaguardia”: “I rischi per i bambini
ed i giovani – infatti – sono minori all’interno di una cultura della tutela in cui
ciascuno fa la sua parte per garantire che tutte le attività della Chiesa siano sicure”.
Per questo, ha detto il Primate irlandese, vanno incoraggiate le relazioni professionali
tra Chiesa, polizia ed organismi istituzionali operanti nel settore, così da “mantenere
alta l’allerta” sul problema. Oltre, quindi, all’applicazione delle linee-guida della
Chiesa per i casi di abuso, l’auspicio di mons. Martin è che “tutte le diocesi e le
congregazioni religiose mettano in atto una formazione adeguata per sacerdoti, religiosi
e laici riguardo agli abusi”, così da “ridurre i rischi e garantire la sicurezza per
tutti”.
Occorre approccio univoco da parte della Chiesa
La seconda necessità indicata dal presule irlandese riguarda la creazione di “un approccio
univoco da parte della Chiesa”. È importante, infatti, che la Conferenza episcopale
irlandese lavori alla tutela dei minori assieme alla Conferenza nazionale dei religiosi
ed all’Unione missionaria del Paese, perché “tale approccio enfatizza la condivisione
di responsabilità e la comunione ecclesiale, poiché la Chiesa è un unico Corpo di
Cristo”. Inoltre, ha evidenziato mons. Martin, il lavorare tutti insieme porta alla
condivisione delle informazioni e ciò serve a rompere quella “cultura del silenzio
e dell’evitamento” che, in passato, nella Chiesa, ha permesso il perpetrarsi di abusi.
Monitoraggio costante per restare sempre vigili
“Non possiamo essere compiacenti – ha ribadito il presule – perché è proprio quando
si abbassa la guardia che il rischio cresce”. Di qui, l’auspicio che vengano rafforzati
“i legami verticali tra le diocesi, le congregazioni religiose ed il Nbsccci”, ma
anche “i legami orizzontali tra le parrocchie”, così da creare “un ciclo costante
di monitoraggio e valutazione degli enti ecclesiali”, affinché rimangano sempre vigili
sul dramma degli abusi.
Creare servizi di sostegno per le vittime di abusi
La terza necessità evidenziata dall’arcivescovo di Armagh è relativa alla creazione
di “servizi di sostegno ed accompagnamento per le vittime di violenze”: bisogna incontrare
queste persone – è stata l’esortazione di mons. Martin – bisogna ascoltarle raccontare
le sofferenze patite e chiedere loro perdono, perché “la cura dei sopravvissuti agli
abusi non è un compito esterno alla Chiesa, ma è una parte intrinseca della sua missione”.
Quindi, il presule ha citato due specifici servizi approntati dalla Chiesa locale
per i minori che hanno subito violenza: ‘Towards Healing – Verso la guarigione’, che
offre un servizio di consulenza, e ‘Towards Peace – Verso la pace’, organismo di sostegno
spirituale inaugurato nel 2014.
Ricostruire la fiducia nella Chiesa in un clima di trasparenza
L’incontro di Athlone – ha concluso il presule – vuole quindi essere un’occasione
per “riflettere sull’integrità nel ministero sacerdotale”, perché “la fiducia tra
preti, vescovi, religiosi e fedeli cattolici può essere ricostruita solo in un clima
di trasparenza ed attuando pratiche per la salvaguardia dei minori che siano davvero
professionali”. (A cura di Isabella Piro)
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