Grazie alla Chiesa in Libia e a tutte le comunità ecclesiali del Nord Africa per il coraggio e la presenza di pace in un’area dove le istanze di maggiore libertà e dignità si stanno affermando anche con “esplosioni di violenza”. È uno dei pensieri espressi da Papa Francesco nel ricevere per la loro visita “ad Limina” i vescovi della Cerna, l’organismo episcopale nordafricano che raggruppa i presuli di Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Voi siete una periferia” del mondo e voi siete il volto e il cuore con cui Dio arriva alla gente di questa periferia. È paterno il Papa guardando attorno a sé gente che ha rischiato e rischia la vita per difendere il piccolo gregge della Chiesa in zone dove il suono delle campane si mischia alle detonazioni dell’artiglieria.
Il coraggio dei libici
Anche il Nord Africa da anni è diventato terra di
conquista di “una maggiore libertà di coscienza”, di “dignità” e, insieme, campo di
battaglia di chi i cambiamenti li impone brandendo le armi. Per questo, uno dei primi
apprezzamenti ai vescovi nordafricani – tra i molti che ne riserverà – è indirizzato
alla Chiesa libica per “il coraggio, la lealtà e la perseveranza”, dice, mostrata
da clero, consacrati e laici rimasti al loro posto “malgrado i molti pericoli”. Loro,
afferma Francesco, “sono testimoni autentici del Vangelo. Li ringrazio molto e incoraggio
voi a proseguire i vostri sforzi per contribuire alla pace e alla riconciliazione
per tutta la regione”.
Accettare per unire
Francesco insiste a lungo sulla necessità del dialogo
interreligioso per costruire laddove in tanti distruggono. “La fantasia della carità
– afferma – è in grado di aprire innumerevoli strade per portare il respiro del Vangelo
nelle culture e nei più diversi contesti sociali”. “L'antidoto più efficace contro
ogni forma di violenza – osserva – è l'educazione alla scoperta e all'accettazione
delle differenze come ricchezza e fecondità”. Dunque, indica ai presuli, “essenziale”
è che “nelle vostre diocesi, sacerdoti religiosi e laici siano formati al dialogo
ecumenico e interreligioso. E qui, il Papa approfitta per congratularsi per i 50 anni
del Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamici (Pisai), peraltro fondato a Tunisi,
ricordando pure il lavoro svolto sul campo dall’Istituto Ecumenico “Al Mowafaqa”,
con sede invece in Marocco.
La carità mostra Dio
E l’altra arma infallibile della “Chiesa dell'incontro
e del dialogo” è la carità concreta verso chiunque “senza distinzione”. Francesco
ringrazia i vescovi nordafricani perché, osserva, “spesso con umili mezzi mostrate
l'amore di Cristo e della Chiesa verso i poveri, i malati, gli anziani, le donne in
stato di bisogno o i detenuti”, compresi “i molti immigrati africani che cercano nel
vostro Paese un luogo di transito o di destinazione”. Anche nel “riconoscere la loro
dignità umana – ribadisce – e nel lavorare al risveglio delle coscienze di fronte
a un così grande dramma umano, si mostra l'amore che Dio ha per ciascuno di loro”.
E un saluto, Francesco lo rivolge anche agli studenti dell'Africa sub-sahariana.
Guardate ai Santi
Non mancano indicazioni di tipo più prettamente pastorale,
come l’immancabile richiesta di attenzione alla “formazione permanente” del clero
e la gioia per il contributo offerto da religiose e religiosi, specie nell’Anno della
Vita Consacrata: fate “risplendere”, chiede loro, “la bellezza e la santità” della
vostra vocazione. Modelli cui ispirarsi non mancano certo, sottolinea il Papa, ricordando
i grandi Cipriano e Agostino, passando per il Beato Charles de Foucauld, del quale
nel 2016 ricorrerà il centenario della morte, e arrivando fino ai giorni nostri alla
testimonianza di “quei religiosi che – sostiene – hanno dato tutto a Dio e ai fratelli
con il sacrificio della vita”. Francesco conclude notando con piacere come negli ultimi
anni molti santuari cristiani siano stati restaurati in Algeria. Accogliendo “tutti”
con “benevolenza e senza proselitismo, le vostre comunità dimostrano di voler essere
una Chiesa con le porte aperte, e sempre ‘in uscita’”.
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