2015-03-03 13:08:00

Mattarella a Bruxelles: i profughi interpellano tutta l'Ue


“Il problema dei profughi è drammatico e interpella tutta l'Unione". Cosi' il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando oggi a Bruxelles il presidente del Parlamento Europeo, Schulz. Ieri, a Berlino, al capo dello Stato italiano sono arrivate le rassicurazioni della cancelliera, Angela Merkel: “Non lasceremo sola l’Italia nella gestione dell’emergenza umanitaria scatenata dalla crisi libica”. Secondo Chiara Favilli, docente di Diritto europeo all’Università di Firenze, il tour di Mattarella potrà essere utile per pianificare azioni più efficaci nella gestione del fenomeno. Paolo Ondarza l’ha intervistata:

R. – C’è bisogno di una svolta a livello europeo. Per anni, l’Italia ha invocato un maggiore intervento dell’Unione Europea e per anni è stato detto che il numero delle persone che arrivavano in Italia non era tale da poter qualificare gli arrivi come un’emergenza. Tuttavia, la questione ormai è cambiata: l’anno scorso l’Italia ha avuto davvero un aumento considerevole degli arrivi. Si parla di 150-160 mila ingressi nel 2014, peraltro attraverso la via marina che è quella più complessa da gestire.

D. – Finora, l’Italia è stata lasciata sola nella gestione del fenomeno?

R. – Io non direi proprio “lasciata sola”. Tutti gli Stati – se si vanno a vedere i numeri degli ingressi – hanno in questi anni sopportato un grosso sforzo di accoglienza, Germania in testa. Quello che è importante, adesso, è cogliere questa fase – che sembra positiva – di un atteggiamento diverso della Germania e anche degli altri Stati dell’Unione Europea, per individuare azioni diverse.

D. – Riscontra un atteggiamento nuovo da parte della Germania, dell’Unione Europea, proprio in ragione delle mutate condizioni legate alla crisi libica?

R. – Sì, non c’è dubbio che ci sia. Perché la crisi libica, che pure in questi anni c’è sempre stata, purtroppo oggi è scoppiata – un po’ come ci dicevano le previsioni – e quindi questo fa sì che i flussi da quel Paese aumenteranno. In più, consideriamo anche che in questi mesi, nonostante sia stata conclusa la tanto criticata operazione “Mare Nostrum”, i flussi sono continuati, gli sbarchi sono continuati e i morti – ahimé – sono ricominciati…

D. – E quali risultati sta portando “Triton”, in termini di coinvolgimento, di lavoro sinergico europeo, nella gestione del fenomeno?

R. – Guardi, “Triton” è un’operazione propriamente dell’Unione Europea, coordinata dall’agenzia Frontex che è l’agenzia dell’Unione. Le operazioni, però, si basano su una partecipazione volontaria e quindi ciascun Paese decide volontariamente di partecipare: mi sembra che siano circa 20 i Paesi che hanno partecipato. Però, è un’operazione limitata perché il budget di “Triton” è di massimo 3 milioni di euro al mese, mentre invece “Mare Nostrum” costava 9 milioni di euro al mese. Ed è limitata anche, evidentemente, nel tipo di azioni, perché appunto sono operazioni di “controllo delle frontiere”. Quest’azione di controllo delle frontiere, “Triton” la fa bene. Il problema è la ricerca e il salvataggio in mare che “Triton” non può fare, non riesce a fare perché non ha gli strumenti necessari.

D. – Dunque, il fenomeno è aumentato per quanto riguarda la complessità, l’entità. Ma i fondi sono diminuiti…

R. – Esattamente così. “Mare Nostrum”, ripeto, costava 9 milioni di euro al mese, tutti a carico dell’Italia, e invece “Triton”, che è un’operazione condivisa, costa 3 milioni di euro al mese. Qualcosa, evidentemente, non torna…

D. – … nonostante l’emergenza umanitaria e congiuntamente anche al paventato rischio di infiltrazione di jihadisti abbia portato il tema all’attenzione delle Unione Europea...

R. – Sì, il tema è ormai all’ordine del giorno nei Paesi dell’Unione Europea. Quindi, come dice lei giustamente, gli sforzi dovrebbero aumentare, diversificarsi: Dovrebbero essere fatti sforzi più mirati al contenimento dei flussi nei Paesi di provenienza: con una strategia globale, qualche risultato positivo lo si può ottenere. Avere, ad esempio, una ritrovata sintonia con i Paesi dell’Unione Europea, in particolare la Germania, che è comunque un Paese leader dell’Unione, è fondamentale. Ecco quindi che questo viaggio del presidente Mattarella può davvero essere utile per costruire una sintonia che consenta poi di pianificare azioni il più possibile efficaci.








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