“La missione non è un optional, ma piuttosto una dimensione essenziale” della Chiesa. E’ quanto ricordato da mons. Alessandro D’Errico, nunzio apostolico in Croazia, durante la Messa celebrata stamane nel Santuario nazionale Mariano di Marija Bistrica, in occasione dell’Incontro Europeo dei direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in corso dal 1° al 5 marzo a Luznica. Al centro della cinque giorni molti argomenti delicati riguardanti l'attività missionaria della Chiesa in Europa e nel mondo alla luce del Decreto conciliare “Ad Gentes” sull'attività missionaria della Chiesa, dell’Esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi” del Beato Papa Paolo VI e della “Evangelii gaudium” di Papa Francesco.
L’urgenza di costruire una Chiesa in uscita
E proprio sul Magistero di Papa Bergoglio e sulla missione si è soffermato nella sua
omelia mons. D’Errico. “Il mandato missionario di Gesù – ha evidenziato il presule
- è alla base del suo programma pastorale” che invita a “prestare dovuta attenzione
alle ultime parole che il Maestro affidò ai discepoli”. In particolare, Francesco
indica tre campi per l’esercizio di questo impegno evangelizzatore: “C'è anzitutto
il campo della pastorale ordinaria, che riguarda i fedeli che frequentano regolarmente
le nostre comunità e che si estende specialmente ai Paesi di lunga tradizione cristiana”,
come quelli europei. “Anche a queste comunità – ha sottolineato mons. D’Errico - Gesù
chiede di andare e di costruire una Chiesa in uscita, che non si limiti semplicemente
a conservare un’eredità ricevuta dal passato”, in un atteggiamento di apertura, dialogo,
comprensione, con un’attenzione privilegiata alle “periferie del mondo”.
L’evangelizzazione dei lontani
Il secondo campo di evangelizzazione riguarda i lontani: i battezzati che non vivono
le esigenze del battesimo, gli agnostici, o gli atei. Anche questo campo - ha rimarcato
il presule nell’omelia - richiede molta attenzione da parte delle comunità cristiane:
“Se vogliamo essere fedeli alle ultime parole di Gesù dobbiamo avere il coraggio di
andare per le vie del mondo, renderci presenti, fare il primo passo”.
La missione “ad gentes” forza trainante dell’evangelizzazione
C'è infine l'ambito più specificamente missionario: la proclamazione del Vangelo a
coloro che ancora non conoscono Gesù o l’hanno sempre rifiutato: le nostre comunità
cristiane non possono non avvertire “ la necessità e l’urgenza di andare e offrire
anche ad essi la gioia del Vangelo”. Questi tre campi di evangelizzazione – ha evidenziato
il nunzio - sono strettamente collegati tra loro e in questa prospettiva “la missio
ad gentes deve essere la forza trainante, perché l’ansia di evangelizzare ai confini
non può non aiutare le comunità a realizzare una pastorale in uscita efficace e un
rinnovamento delle strutture e delle opere”.
Il sogno di Papa Francesco di una Chiesa in movimento
Alla luce di ciò – ha affermato in conclusione mons. D’Errico - si può comprendere
il sogno di Papa Francesco espresso nella Evangelium Gaudium di “una scelta missionaria
capace di trasformare ogni cosa" e cioè di una “Chiesa in movimento, che si apra agli
orizzonti del mondo, ad un servizio della comunione e della cultura dell'incontro”.
(L.Z.)
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