2015-03-04 14:00:00

La Cina aumenta le spese militari, trend mondiale al rialzo


Nel 2015 la Cina aumenterà del 10% le spese militari. E’ quanto emerge alal vigilia dell'Assemblea nazionale del Popolo, che si aprirà il 6 marzo a Pechino. L'annunciato aumento di spese per l’industria e il settore bellico posiziona di nuovo la Cina al secondo posto nel mondo - dopo gli Stati Uniti - nella classifica di chi spende di più per le armi. Lo scorso anno, con un aumento del 12,2% del budget, il Paese asiatico ha speso circa 130 miliardi di dollari. Fausta Speranza ne ha parlato con Francesco Terreri, studioso delle dinamiche del commercio di armi: 

R. - Il trend c’è da molti anni. La Cina sta facendo una vera e propria rincorsa al riarmo o comunque al rafforzamento della sua struttura militare. Tra l’altro, è una rincorsa che va abbastanza di pari passo con la crescita economica complessiva, cioè il peso delle spese militari sull’economia cinese non sta crescendo molto perché contemporaneamente crescono sia le spese che il complesso dell’economia.

D. - Per anni avevamo parlato di disarmo o comunque di diminuzione delle spese militari nel mondo; invece il trend è al rialzo anche per gli altri Paesi, in particolare per l’Asia. È così?

R. - Dopo il 2001, nonostante l’11 settembre, la guerra in Iraq e altri fatti molto gravi, il trend delle spese militari mondiali era in lenta diminuzione. Stiamo parlando di cifre che oscillano intorno ai 1500 miliardi di dollari per dare un ordine di grandezza. Però comunque in leggera diminuzione. In questo calo c’era una doppia tendenza: diminuivano le spese soprattutto dei Paesi occidentali – Stati Uniti in testa, che rimangono il primo Paese ma hanno cominciato a calare le spese militari con la presidenza Obama  – e aumentavano in Asia in generale, e orientale in particolare, ma anche del Medio Oriente, non dimentichiamolo. Quello che è successo nel 2014, secondo vari studi, è che per la prima volta da molti anni c’è stata una inversione di tendenza: il complesso delle spese militari mondiali seppur solo di “qualche” decina di miliardi di dollari – in questi termini poco, ma in assoluto è una cifra enorme – hanno registrato un rialzo di quasi un punto percentuale. Questa è un’inversione di tendenza che preoccupa perché vuol dire che a questo punto i Paesi che riducono la spesa non compensano più quelli che la stanno aumentando.

D. - Aumentano le spese militari della Cina e il pensiero va subito alle tensioni in Asia orientale, in Giappone, Corea; ma anche Sud-Est asiatico, Filippine e Vietnam. Cosa dire a questo proposito?

R. - Non c’è dubbio che la politica estera e militare della Cina ovviamente abbia un occhio molto attento a quello che succede intorno a sé. Sappiamo che il Giappone, da un po’ di anni, ha cambiato la sua politica che era diciamo “pacifista”, nel senso che aveva rinunciato al riarmo per decenni dopo la Guerra Mondiale. Sappiamo delle tensioni che periodicamente si ripresentano attorno a Taiwan, delle tensioni che ci sono nella Penisola coreana, ma anche giustamente nel Sud-Est asiatico. Teniamo però presente che questi trend dipendono anche dal contesto internazionale più complesso. Ad esempio, la Cina ha i suoi problemi con minoranze islamiche che collega all’emergere su scala mondiale di un terrorismo islamista o comunque di forze armate islamiste, come quelle in Medio Oriente che è la questione del momento. Quindi, non guarda necessariamente solo alle tensioni che si svolgono ai suoi confini. Possono esserci valutazioni che vanno al di là, soprattutto se si parla della Cina che ambisce in qualche modo ad essere una potenza mondiale.








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