2015-03-04 08:14:00

Netanyahu: intesa Usa-Iran spinge Teheran verso bomba atomica


Parole di fuoco ieri al Congresso degli Stati Uniti del premier israeliano Netanyahu. Al centro del suo discorso il recente accordo tra Washington e altre potenze occidentali con l'Iran sul nucleare. L’intesa – ha detto Netanyahu – non impedirà a Teheran di ottenere armi non convenzionali, anzi gli permetterà di arrivare alla bomba atomica. Il portavoce della Casa Bianca ha bollato il discorso definendolo retorico e senza nessuna applicazione concreta. Dagli Stati Uniti, Elena Molinari:

Netanyahu nega che la sua controversa visita a Washington abbia un valore politico, ma non perde l’occasione di criticare un possibile accordo fra potenze occidentali e Iran. Benjamin Netanyahu ha parlato in questi termini al Congresso americano, invitato dai leader repubblicani all’insaputa del democratico Obama, con una mossa che la Casa Bianca ha giudicato una violazione del protocollo. “I sei Paesi coinvolti nei negoziati stanno facendo troppe concessioni - ha tuonato il premier israeliano e lasciano all’Iran vaste infrastrutture nucleari”. Il timore che il vicino Iran possa creare un arsenale atomico ha spinto il primo ministro dello Stato ebraico ad intraprendere una campagna internazionale contro i delicati colloqui in fase conclusiva a Ginevra: è a favore, invece, di maggiori sanzioni. Netanyahu ha cercato di abbassare il tono della polemica con l’amministrazione Usa, ringraziando il presidente Obama per tutto quello che fa per Israele: “Condividiamo lo stesso destino di terra promessa”. Ed ha concluso: l’Iran sarà sempre un emico comune”.

Al centro delle parole di Netanyahu, dunque, l’opposizione all’accordo che Washington sta tentando di chiudere con l’Iran sul tema del nucleare. Per una riflessione, Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:

R. – Non dimentichiamo che già anche pochi giorni fa, Khamenei in alcuni tweet – ricordiamo che l’Iran non ha Internet libero, però qualcuno evidentemente ha un certo accesso e la guida spirituale Khamenei sicuramente ce l’ha -  chiedeva ancora la totale distruzione dell’entità sionista dello Stato ebraico. Quindi fare un patto con l’Iran da parte degli Stati Uniti è sicuramente visto come un cattivissimo accordo da parte dello Stato di Israele, che a questo punto auspica che non si faccia alcun patto, alcuno accordo con l’Iran.

D. – Ma qual è la strategia di Obama, invece, in questo momento? Perché difende questo accordo?

R. – Probabilmente il presidente Obama sta cercando di ricostruire una propria politica estera in Medio Oriente, visto che negli anni della sua presidenza non è riuscito a costruirne una chiara. Se non ci fosse stata l’imminente minaccia dell’Is, probabilmente ancora avrebbe avuto una politica estremamente altalenante. Basti pensare all’azione che avrebbe voluto intraprendere in Siria nei confronti del presidente Assad, per poi ad un certo punto ritirarsi perché la questione del presunto Califfato era assolutamente più urgente. Quindi è possibile che l’accordo con l’Iran serva anche – come dire – a creare una struttura di sicurezza all’interno del Medio Oriente, perché probabilmente Obama ritiene che, essendo l’Iran in netto contrasto e nemico mortale dell’Is, possa essere utile alla causa.

D. – Tra l’altro Netanyahu ha detto: “Lo Stato Islamico e l’Iran sono in competizione tra loro. Ma la battaglia fra Iran e Is non trasforma l’Iran in un amico degli Stati Uniti”…

R. – Questo è assolutamente vero. Su questo Netanyahu ha assolutamente ragione: Is e Iran sono nemici, ma questo non fa sì che alla fine l’Iran divenga un amico degli Stati Uniti perché nemico del Califfato. Dobbiamo ricordarci però che l’Is è una minaccia all’islam intero, prima che all’Occidente ed è qui all’interno che si sono creati i forti contrasti. Il presunto Califfato sunnita si contrappone non solo all’Iran sciita o ai gruppi radicali sciiti, ma si contrappone anche ad altri gruppi all’interno del radicalismo islamico-sunnita. Si potrebbe definire una specie di guerra civile all’interno del mondo musulmano.

D. – Il premier israeliano ha detto: “Sono qui per parlare di nucleare in Iran. Questa non è una visita politica”. Ma è possibile un’affermazione del genere da parte di un premier che parla al Congresso?

R. – No! E’ solo assolutamente una frase detta per furbizia politica. Il fatto che un primo ministro di un qualsiasi Stato tenga un discorso all’interno del Congresso degli Stati Uniti in seduta comune, che tra l’altro è una cosa che viene concessa a ben poche persone, rappresenta assolutamente una visita politica, con fini politici. Probabilmente era voluta da una parte del Congresso, ma toccava argomenti che riguardano tutti e due i partiti all’interno del Congresso. Tanto è vero che chi ha visto le immagini del discorso si è reso conto che ci sono stati su alcuni punti applausi e standing ovation nei confronti del primo ministro Netanyahu da parte di tutti i componenti del Congresso, a prescindere da quale parte politica provenissero.








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