2015-03-05 17:33:00

Islam, Guolo: nazionalizzarlo non è facile


Il ministro dell'Interno Alfano, il 23 febbraio scorso, ha presieduto al Viminale una riunione con alcuni rappresentanti di varie comunità e associazioni islamiche presenti in Italia. Il ministro italiano ha parlato di "una nuova fase di dialogo e confronto per superare le problematiche connesse alle diverse identità religiose e culturali" e "per respingere con determinazione ogni sfumatura legata all'estremismo violento". 

Moschee trasparenti e sermoni in italiano

"E' molto positivo che il nostro Governo sia interessato a parlare con le comunità islamiche in maniera diretta, senza mediazioni", commenta Elzir Izzedin, presidente dell’U.C.O.I.I. (Unione delle Comunità islamiche d’Italia) e imam di Firenze, tra i partecipanti all'incontro. "E' un dialogo che ha prima di tutto lo scopo di dare segnali di tranquillità in un momento in cui crescono le preoccupazioni dopo gli attentati di Parigi e Copenaghen", spiega ancora. "A livello nazionale la situazione della libertà di culto, per quanto riguarda i musulmani, è positiva. Anche se in certe aree qualcuno cerca di speculare sulle paure per dire no alle Moschee e creare leggi contrarie ai luoghi di culto". "Come cittadini italiani ci sentiamo, inoltre, - spiega l'imam di Firenze - chiamati a collaborare con le istituzioni per contrastare estremismo e terrorismo. Per questo abbiamo già messo in campo diverse iniziative. Lavoriamo perché i nostri luoghi di culto siano trasparenti e riconosciuti, affinché i terroristi siano allontanati dalle moschee italiane. Per dare tranquillità agli italiani, inoltre, abbiamo chiesto ai nostri aderenti di tenere anche in italiano i sermoni del venerdì. Non solo per poterne controllare il contenuto, ma anche perché la maggioranza dei musulmani italiani non sono arabofoni e la lingua che ci unisce è proprio quella italiana".

Nazionalizzare implica controlli e concessioni

"Incontri come questo sono sempre auspicabili perché, in Italia come in Europa, per contrastare il radicalismo non basta lavorare per la sicurezza, serve anche agire in modo preventivo facilitando l'emersione dell'islam con cui si deve convivere affinché mostri il suo volto pacifico", spiega Renzo Guolo docente di sociologia delle religioni all’Università di Padova, esperto di islam. "Ed è giusto lo si faccia anche in Italia, dove gli aderenti a questa religione sono ormai più di un milione e mezzo". "Resta però - spiega Guolo - il nodo irrisolto della relazione tra rappresentanza e affidabilità. In passato, in occasione di incontri simili, si è privilegiata alternativamente o l'una o l'altra di queste caratteristiche, ma non è stato sempre semplice coniugare le due esigenze". "E comunque la ripresa di un dialogo che tende in Italia, come in altri Paesi europei, a far diventare l'islam una componente nazionale. Ma non sarà un processo facile - spiega Guolo - soprattutto perché tutte le forme di regolazione nazionale implicano inevitabilmente la trasformazione dell'islam in una componente riconoscibile sotto tutti i punti di vista all'interno della legislazione nazionale. Il paradosso è che molti invocano il controllo dei musulmani ma poi sono scontenti se gli stati fanno scelte che implicano non solo l'imposizione di doveri ma anche la concessione di diritti". 

L'islam non è solo religione

Un'impressione critica su questa nuova convocazione esprime invece Ejaz Ahamad, pakistano, giornalista e mediatore per il forum intercultura della Caritas di Roma, che ha partecipato alle consulte precedenti, fin dall'iniziativa del 2005 del ministro Pisanu. "La riunione di quest'anno è stata convocata solo dopo i fatti di Parigi e scegliendo solo degli imam. I musulmani italiani, però, sono un milione e settecentomila ma non sono una comunità religiosa, sono prima di tutto una comunità di persone che provengono da diversi Paesi e hanno culture diverse e di cui solo il 5% va in moschea. I nostri problemi sono legati alla casa, al lavoro e non solo alla religione". "L'obbiettivo della consulta - spiega il giornalista pakistano - dovrebbe essere l'integrazione dei musulmani, non il loro controllo. Ma in questa nuova convocazione non è stata rispettata la varietà dell'islam italiano. La poligamia, l'infibulazione, i matrimoni combinati forzati, sono tutte problematiche che possono essere risolte se si coinvolgono soprattutto i rappresentanti della società civile musulmana e non gli imam. Senza contare che la diffusione del fondamentalismo, oggi, non avviene nelle moschee ma sul web".  








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