2015-03-06 19:24:00

Iraq, Nimrud: Sako, fondamentalisti distruggono tutto


La distruzione in Iraq della città assira di Nimrud da parte dei jihadisti del sedicente Stato Islamico rappresenta un ''crimine di guerra''. Lo ha fatto sapere l'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, dopo l'ultimo scioccante attacco sferrato - con ruspe e picconi - dai gruppi jihadisti al patrimonio culturale e storico del Paese. Sempre critica, intanto, la situazione in Siria e Libia. Il servizio di Giada Aquilino:

Cancellare la storia e l'identità del popolo iracheno, ma non solo. Con la distruzione dell'antica Nimrud, dopo il saccheggio del museo di Mosul, i miliziani puntano anche a finanziare la Jihad. Secondo gli studiosi, infatti, l'Is sembra intenzionato a distruggere tutte quelle opere che riconduce a religioni e culture non conformi alle proprie convinzioni, ma ad essere colpiti sono i manufatti e le sculture più grandi, mentre le singole opere o pezzi di queste vengono venduti sul mercato nero. Cresce ora la preoccupazione per Hatra, città di duemila anni fa nella provincia di Nineveh: potrebbe essere il prossimo obiettivo dei terroristi. Sul terreno, l’ala irachena delle Brigate Hezbollah hanno preso il controllo di al Dour, a sud di Tikrit, nell’ambito dell'offensiva dell’esercito per la riconquista della città natale di Saddam Hussein. E mentre su internet uno studio americano ha individuato circa 50 mila account pro-Is solo su Twitter, si combatte anche in Siria: il leader militare del Fronte qaedista al-Nusra è stato ucciso in un raid. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, con una risoluzione, ha intanto condannato l’uso di gas al cloro come arma chimica nel conflitto siriano, senza però indicare colpevoli. In Libia, otto persone sono morte in un attacco al campo petrolifero di al Ghani, a sud est di Tripoli. I ministri degli Esteri europei ribadiscono il sostegno all'iniziativa dell'inviato Onu, Bernardino Leon, per una pacificazione interna in discussione ai negoziati in corso a Rabat, ma da Frontex arriva un nuovo allarme: ci sarebbero tra 500 mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia.

La preoccupazione per il patrimonio storico culturale dell’Iraq si aggiunge a quella per la fuga di circa 28 mila civili dagli scontri tra esercito e jihadisti nella città settentrionale di Tikrit: una “città simbolica”, come spiega il patriarca di Babilonia dei caldei Louis Raphaël I Sako al microfono di Paolo Ondarza:

R. - È una tragedia, perché questa è una città sunnita simbolica: è la città di Saddam Hussein, caduto nel 2003. La gente ha paura della vendetta, perché più di mille persone tra militanti o soldati sciiti sono stati assassinati. Tutta questa regione ha paura della vendetta. In questo momento sono come un “sandwich”: da una parte le milizie sciite con l’esercito iracheno e dall’altra l’Is. Perciò la gente cerca di scappare per non morire. Ci sono già due milioni di rifugiati iracheni. Adesso con Tikrit saranno di più. Il Paese non è preparato ad accogliere queste famiglie. È veramente una guerra terribile. Non si immaginano le conseguenze.

R. - Da una parte l’emergenza umanitaria e dall’altra ci arriva la notizia dell’ennesimo colpo all’eredità storica dell’Iraq. Infatti i jihadisti del sedicente Stato islamico hanno raso al suolo l’antica città assira di Nimrud …

D. - Loro non hanno nessun rispetto per la vita umana, per la storia … per tutto. Vogliono cancellare, annullare, tutta la storia; vogliono ricostruire una loro storia.

R. – Nell’interpretazione estremistica dell’islam infatti - quella adottata dall’Is - le statue, gli idoli, i santuari sono oggetti di culto diversi da Dio e per questo vanno distrutti. Una settimana fa la diffusione del video da parte del sedicente Stato islamico nel quale venivano fatti a pezzi, a colpi di asce le statue, i manufatti del monastero di Mosul …

R. – Ma la legge musulmana non è così! Da 1500 anni queste antichità erano lì a Mosul e Nimrud; penso che quello che è accaduto a Nimrud sia più grave, perché lì tutti questi monumenti sono originali, non sono copie come era invece nel museo di Mosul. È una grave perdita per l’umanità, per tutta la civiltà antica della Mesopotamia … É triste, non si capisce come il mondo intero sia incapace di sconfiggere questa ideologia e questi gruppi terroristi.

D. - C’è un appello che vuole levare ai nostri microfoni?

R. - È un doppio appello: salvare la vita di queste persone innocenti, civili e tutto questo patrimonio internazionale. Non dobbiamo lasciare che i gruppi fondamentalisti distruggano tutto.

 








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