Si celebra questa domenica, 8 marzo, la Giornata internazionale della donna, indetta dall’Onu. Il tema di quest’anno è: “Empowering Women-Empowering Humanity: Picture It!”. Il servizio di Giada Aquilino:
Onu: non raggiunta parità dei sessi
Emancipazione delle donne significa anche emancipazione dell’umanità. Questo in sintesi
l’indirizzo che l’Onu ha voluto dare all’8 marzo 2015. Eppure sono proprio le Nazioni
Unite a sottolineare come nessun Paese al mondo abbia raggiunto oggi la parità dei
sessi. La direttrice esecutiva dell'agenzia Onu per le donne (UN Women), Phumzile
Mlambo-Ngcuka, ha sottolineato come alla Conferenza mondiale sulle donne - tenutasi
a Pechino nel 1995 - 189 Paesi adottarono il piano per l'uguaglianza di genere, ma
l’Onu ora mette in luce come “una bambina che nasce oggi dovrà aspettare 81 anni per
avere le stesse opportunità di un maschio e dovrà compiere 50 anni per avere le stesse
opportunità di condurre un Paese”. Secondo il responsabile dell'agenzia delle Nazioni
Unite, nel mondo ci sono meno di 20 capi di Stato e di governo donne e il numero delle
parlamentari è passato dall'11% ad appena il 22% negli ultimi due decenni.
Secondo Ban Ki-moon, corpi donne trasformati in campi di battaglia
A vent'anni dalla Conferenza di Pechino, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon
presenta lunedì al Palazzo di Vetro un rapporto ad hoc, secondo cui i progressi verso
la parità di genere sono stati “troppo lenti”. Nel suo messaggio per la Giornata,
Ban evidenzia però anche i progressi compiuti: ad esempio è fortemente aumentato,
come mai prima, il numero delle ragazze che hanno avuto accesso all’istruzione e la
percentuale delle donne che muoiono di parto è stata quasi dimezzata. Ma pone l’attenzione
su quello che definisce un “assalto totale” nei riguardi dei diritti umani delle donne,
citando le bambine usate come kamikaze in Nigeria o quei casi in cui, come in Somalia,
Siria o Iraq, “i corpi delle donne sono stati trasformati in campi di battaglia”:
la comunità internazionale, esorta il numero uno del Palazzo di Vetro, deve allora
“tradurre la propria indignazione in azioni significative: aiuti umanitari, servizi
psico-sociali, supporto per la sussistenza e sforzi per consegnare i responsabili
alla giustizia”.
Diseguaglianze nella retribuzione e violenza domestica non denunciata
Altro capitolo, quello della retribuzione. In Europa, secondo gli ultimi dati Eurostat,
le donne sono pagate in media il 16,4% in meno degli uomini per svolgere le stesse
funzioni. L'Italia, in particolare, è il peggiore tra i 28 Paesi Ue per la differenza
tra uomini e donne occupate, con un tasso di occupazione maschile del 69,8% contro
uno femminile del 49,9%. Un ulteriore dato preoccupante per l'Italia è quello relativo
alla la violenza domestica: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si
tratta di un crimine che nel Paese non viene denunciato in oltre il 90% dei casi e
sono circa 100 ogni anno le donne che vengono uccise per mano di un uomo.
“Voices of Faith” in Vaticano
In alcuni Paesi del mondo è poi allarmante la situazione dell’assistenza sanitaria
femminile. Se ne parla, tra l’altro, in queste ore in Vaticano, alla Casina Pio IV,
per la seconda edizione di “Voices of Faith”, con la testimonianza di donne cattoliche
che contribuiscono all’opera della Chiesa nell’accompagnamento dei poveri, nella difesa
della dignità umana e nella promozione delle pari opportunità. Nell’occasione, l’associazione
“Voices of Faith” e Caritas Internationalis consegnano il premio “Donne Germogli di
Sviluppo” a Caritas Nicaragua e all’organizzazione non governativa “Basmeh and Zeitooneh”.
Partecipa all’evento anche Mukti Bosco, cofondatrice di “Healing
Fields”, fondazione indiana che si occupa di rendere l'assistenza sanitaria più abbordabile
e accessibile ai poveri e agli emarginati:
R. - In India, 70 percent of people in rural areas …
In India, il 70 percento della popolazione vive in aree rurali – la nostra economia
si fonda sull’agricoltura – e circa il 50 percento di queste persone vive in povertà.
Questo significa che l’80 percento delle spese sanitarie è a loro carico e quindi
che devono pagare di tasca loro l’accesso all’assistenza sanitaria. Considerando che
un povero vive con meno di due dollari al giorno, è molto difficile per loro accedere
a qualsiasi tipo di servizio sanitario o medicinali di qualità. Oltre a questo, un
altro grande problema che riscontrano i poveri che vivono nelle aree rurali, ma anche
nelle periferie delle città, è che non ci sono servizi igienici adeguati, non c’è
accesso ad acqua potabile né ad acqua corrente. Quindi tutto diventa ancora più difficile
perché non hanno le strutture di base, non hanno alcun tipo di educazione alimentare,
né igienica.
D. – Qual è il vostro impegno in particolare per queste persone?
R. - Our vision of the organization …
Lo scopo dell’organizzazione è fare in modo che i poveri, i meno privilegiati e gli
emarginati abbiano accesso ad un’assistenza sanitaria di qualità e a costi ragionevoli.
Uno dei maggiori lavori che facciamo è questo: scegliamo donne da ‘organizzazioni
sorelle’ - una donna per villaggio - e le inseriamo in un programma di formazione
della durata di un anno, molto intenso. E’ una formazione basata sul contatto; vengono
da noi per quattro giorni e poi tornano alle loro comunità, ai loro villaggi e mettono
in pratica, sotto supervisione, quello che hanno imparato. Gli argomenti che trattiamo
sono: che cosa sono l’assistenza sanitaria, la nutrizione in persone di età differenti,
l’igiene di base, sia personale sia ambientale. Poi ci chiediamo: quali sono le malattie
più comuni e come prevenirle, quando è necessario recarsi in ospedale, quali sono
le strade che posso essere utilizzate per accedere ai programmi del governo. E in
ultimo, come ottenere micro-crediti per costruire bagni e mettere a disposizione della
comunità, per esempio, assorbenti igienici e generi di primo soccorso. Queste donne
a loro volta formano gruppi di tutela della salute, nell’ambito dei quali 15-20 donne
si riuniscono e raccolgono una piccola cifra in denaro che rimane nel villaggio ed
è disponibile 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Se qualcuno si ammala, può
chiedere un prestito e con quello andare in un ospedale della nostra rete, nel quale
ricevono un trattamento a prezzi più bassi, con il denaro sufficiente per acquistare
tutte le medicine necessarie per guarire, non solo per un giorno o due.
D. – In India ci sono stati casi di stupri di gruppo su bambine e giovani donne. Quale aiuto offrire alle vittime e quale impegno assumere affinché queste tragedie non si ripetano?
R. – This one of gang-rape is a phenomenon which I think the government …
Quello dello stupro di gruppo è un fenomeno che mi sembra che il governo e molte organizzazioni
no profit cercano di contrastare insieme. Una delle maggiori riforme nel sistema giudiziario
che è stata recentemente introdotta riguarda un giudizio veloce sugli stupri. Infatti,
si prevede un arresto immediato, le indagini devono essere condotte con urgenza e
il giudizio deve essere espresso in tempi molto brevi in modo che questa procedura
diventi un deterrente per gli stupratori. In secondo luogo, le forze di polizia sono
state rinforzate e formate su come assistere le vittime di abusi. La terza cosa importante
è che i medici sono stati sensibilizzati in modo che sappiamo come gestire i casi
di pazienti che si rivolgessero loro dopo aver subito un abuso. Un altro aspetto importante,
del quale molti di noi delle ong e molte persone della società civile stanno parlando,
è l’importanza di cambiare l’assetto mentale degli uomini a iniziare dalla famiglia,
educando i figli maschi e insegnando loro a rispettare e accettare le donne e le ragazze.
D. - Cosa significa per lei la Giornata internazionale della donna?
R. - The International women’s day from my work perspective…
Dal mio punto di vista professionale, la Giornata internazionale delle donne è estremamente
importante perché con essa riportiamo la donna al centro dell’attenzione.
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