2015-03-08 10:00:00

Il Papa chiede sintonia tra Liturgia e vita, a 50 anni da Messa in italiano


Non possiamo sostituire con preghiere e pratiche di devozione comportamenti contrari a giustizia, onestà e carità. Così il Papa alla Messa nella parrocchia di Ognissanti, dove il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrò per la prima volta la Messa secondo le norme stabilite dal Concilio Vaticano II. 50 anni dopo, Francesco chiede “sintonia tra ciò che la liturgia celebra e ciò che viviamo” e di “impegnarci per la purificazione della Chiesa edificio spirituale di cui - avverte - ognuno di noi è parte viva in forza del Battesimo”. Il Papa alla fine ha chiesto ai fedeli di ringraziare  "il Signore per quello che ha fatto nella sua Chiesa in questi cinquant’anni di riforma liturgica". "E’stato proprio un gesto coraggioso della Chiesa avvicinarsi al popolo di Dio - ha detto - perché possa capire bene quello che fa e questo è importante per noi, seguire la Messa così. E non si può andare indietro, dobbiamo andare sempre avanti, sempre avanti e chi va indietro sbaglia. Andiamo avanti su questa strada". Ma ascoltiamo il servizio di Fausta Speranza:

La Liturgia è la prima e indispensabile fonte alla quale i fedeli possono attingere il vero spirito cristiano: sono parole della Costituzione conciliare Sacrosanctum concilium che Papa Francesco ricorda per parlare del “legame essenziale che unisce la vita del discepolo di Gesù e il culto liturgico”. Francesco chiarisce subito: quando in occasione della Pasqua ebraica, Gesù si reca al Tempio e trova gente che fa i propri affari, rovescia i banchi, butta a terra il denaro, allontana i mercanti, perché rifiuta i traffici nel tempio ma – sottolinea Francesco – anche perché vuole toccare un certo tipo di religiosità.

 

“Il gesto di Gesù è un gesto di ‘pulizia’, di purificazione, e l’atteggiamento che Lui sconfessa lo si può ricavare dai testi profetici, secondo i quali Dio non gradisce un culto esteriore fatto di sacrifici materiali e basato sull’interesse personale (cfr Is 1,11-17; Ger 7,2-11)”.

Francesco invita a comprendere bene il richiamo di Gesù:

“È il richiamo al culto autentico, alla corrispondenza tra liturgia e vita; un richiamo che vale per ogni epoca e anche oggi per noi.Quella corrispondenza tra liturgia e vita. La liturgia non è una cosa strana, là, lontana, e mentre si celebra io penso a tante cose, o prego il rosario. No, no. C’è una corrispondenza tra la celebrazione liturgica che poi io porto nella mia vita; e su questo si deve andare ancora più avanti, si deve fare ancora tanto cammino.”

E aggiunge a braccio:

“Cosa troviamo noi quando ci rechiamo, quando noi andiamo ai nostri templi? Lascio la domanda”.

Liturgia, dunque, “non come rito da compiere ma come sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede”. E Francesco è chiarissimo su cosa tutto ciò comporti: andare in Chiesa – dice – non “solo per sentirsi a posto con Dio ma per e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo”.

“Ma, io, Signore, vado tutte le domeniche, compio, tu non immischiarti nella mia vita, non disturbarmi”. Questo è l’atteggiamento di tanti cattolici, eh? Tanti! Il discepolo di Gesù va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo. Per cui non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e “ricoprire”, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà e della carità verso il prossimo. Non possiamo sostituire con ‘omaggi religiosi’ quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione.”

Dunque, conversione. E il tempo della Quaresima è il tempo favorevole per riscoprire il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, che  - ci dice Francesco – “ci fa crescere nell’unione con Dio, ci fa riacquistare la gioia perduta e sperimentare la consolazione di sentirci personalmente accolti dall’abbraccio misericordioso del Padre”.

E Francesco ricorda perché celebra nella Chiesa di Ognissanti, che definisce Tempio costruito grazie allo zelo apostolico di San Luigi Orione:

“Proprio qui, cinquant’anni fa, il beato Paolo VI inaugurò, in un certo senso, la riforma liturgica con la celebrazione della Messa nella lingua parlata dalla gente. Vi auguro che questa circostanza ravvivi in tutti voi l’amore per la casa di Dio.”

“Qui – dice - potete sperimentare, ogni volta che lo volete, la potenza rigeneratrice della preghiera personale e comunitaria. L’ascolto della Parola di Dio, proclamata nell’assemblea liturgica, vi sostiene nel cammino della vostra vita cristiana”. E Francesco sottolinea il valore della comunità: “Vi incontrate tra queste mura non come estranei, ma come fratelli, capaci di darsi volentieri la mano, perché accomunati dall’amore per Cristo, fondamento della speranza e dell’impegno di ogni credente”.

E Francesco chiede a tutti di “rinnovare il proposito di impegnarci per la purificazione e la pulizia interiore della Chiesa edificio spirituale".

E subito dopo la Messa il Papa ha saluto i fedeli, qualche migliaio, che hanno assistito alla celebrazione nel cortile della parrocchia. Alessandro Guarasci ha raccolto alcune testimonianze:

R. - Mi ha riempito il cuore. Appena l’ho visto mi sono commossa! E’ una sensazione che penso non proverò mai più!

R. - E’ un momento storico perché ricorda momenti particolari della Messa dal latino in italiano, poi fatta in un complesso creato da don Orione ha un significato molto importante.

R. - E’ un piacere vedere Papa Francesco perché ti senti rinnovata dentro.

R. - Un privilegio, una cosa speciale. Un dono, un dono.

D. – Vedere il Papa così da vicino cosa vuol dire?

R. – E’ stata un’emozione soprattutto perché il Papa è venuto nella nostra parrocchia. Io sono qui a Roma e il primo contatto con Roma è stato con questa parrocchia. Sono 30 anni e dopo 30 anni vedere il Papa nella parrocchia per me è stata una tappa fondamentale, importante.








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