2015-03-09 12:28:00

Giulio Base: la mia voce per raccontare don Bosco


Alla vita di don Giovanni Bosco, il santo dei giovani, è dedicata la lettura che questa sarà presentata a Roma all’interno della rassegna quaresimale “Ritratti di Santi” nella chiesa di santa Maria della Vittoria. A leggere la biografia scritta dal padre carmelitano Antonio Maria Sicari, sarà Giulio Base che al microfono di Paolo Ondarza descrive il suo rapporto con don Bosco, a duecento anni dalla nascita:

R. - Sono particolarmente legato a questo santo perché sono nato e cresciuto a Torino quindi mi è molto vicino e molto caro. In un secolo di difficoltà per l’Italia e per tutto il Piemonte è riuscito a portare serenità e aiuto a dei giovani sbandati ed è diventato il simbolo dell’educazione e della formazione della gioventù.

D. - Tra l’altro quest’anno si ricordano i 200 anni dalla nascita di don Bosco e sono tante le celebrazioni, quindi questa sua lettura si inserisce a pieno titolo nei festeggiamenti…

R. - Sì, credo che sia parte di questi festeggiamenti. Spero che si propaghi sempre più la sua voce, il suo modo di educare e formare la gioventù.

D. - Faceva riferimento al contesto storico in cui don Bosco si è trovato a vivere, un contesto – diceva - caratterizzato da difficoltà e anche oggi l’Italia non se la passa bene... Forse ricordare anche un esempio come quello di don Bosco può aiutare le giovani generazioni, ma non solo, a risollevarsi…

R. – Certo! E’ vero noi ci lamentiamo e il periodo non è facile. Ma dobbiamo ricordare che, a metà dell’Ottocento c’erano malattie come il colera che uccidevano migliaia di persone: don Bosco ed i suoi erano fra i pochissimi, se non gli unici, a dare aiuto alle persone. C’è chi è stato peggio di noi e in questo dolore e in queste malattie riusciva a fare qualcosa per il prossimo. Quindi don Bosco davvero è un esempio gigantesco di quello che bisognerebbe fare oggi in un momento in cui, è vero, c’è crisi, ma nessuno di noi, almeno nel nostro Paese vive nelle condizioni di duecento anni fa. E’ uno stimolo a volersi bene gli uni verso gli altri, a rimboccarsi le maniche e cercare di darsi da fare.

D. - Da ormai 10 anni in Quaresima lei sospende il suo lavoro di routine. Quest’anno mette da parte i pattini, vista la sua partecipazione a “Notti sul ghiaccio”, per accostarsi alla figura di un santo: che cosa la motiva nella partecipazione a “Ritratti di santi”?

R. – Mi motiva la meraviglia di condividere insieme all’assemblea dentro una chiesa meravigliosa come santa Maria della Vittoria la vita di un santo. Dietro un santo non c’è mai solo il santino, solo l’icona. Se un uomo, una donna, diventano santi vuol dire che hanno fatto cose meravigliose e l’esempio delle vite di questi uomini e di queste donne davvero ti innalza, davvero ti aiuta a cercare di cambiare. Ed è in Quaresima un appuntamento a cui non rinuncerei più. Non sono io che leggo ciò che è importante, ma è il cuore comune, un sentire comune che si crea tra chi ascolta e chi legge e che ci fa rispecchiare nelle vite di questi uomini e donne di fede. Io non sono altro che uno strumento che testimonia  la vita di un santo. Io valgo quanto le orecchie che mi ascoltano in quel momento.

D. - Mettere a servizio degli altri il talento ricevuto è molto generoso…

R.  – Mah… mi sembra – non lo dico per falsa modestia -,  rispetto a ciò che hanno fatto i santi che leggo, un granellino di sabbia!  Vero è che anche un granellino aiuta a rendere questo mondo più bello, quindi ce la metto tutta!

Ad arricchire la contemplazione nella chiesa romana che conserva l’estasi di Santa Teresa d’Avila scolpita dal  Bernini, questa sera, sarà la presenza del “bastone del pellegrino” appartenuto alla mistica spagnola. Mercoledì la reliquia sarà in Piazza San Pietro all’udienza generale del Papa.








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