2015-03-09 12:25:00

La Bce ha iniziato acquisto titoli di Stato: fuori Atene


La Bce ha iniziato a comprare titoli di Stato tedeschi e italiani avviando così il piano di quantitative easing. Si tratta di una sostanziale iniezione di liquidità,  per combattere la deflazione in Europa. Al momento resta fuori Atene.  La Banca Centrale Europea – ha spiegato il governatore Draghi - ricomincerà ad accettare titoli di Stato ellenici in garanzia solo quando saranno rispettati gli impegni presi nel programma concordato con i creditori internazionali.  La crisi greca resta al centro della riunione dei ministri delle Finanze della zona euro. Da parte sua, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato che nessuna tranche di aiuti verrà versata ad Atene nel mese di marzo. La lista delle riforme richiesta da mesi da Bruxelles e presentata venerdì dal governo Tsipras risulta infatti incompleta. Fausta Speranza ha chiesto un'analisi della situazione a Paolo Guerrieri, docente di Economia internazionale all'Università La Sapienza di Roma:

R. - Sinceramente la lista delle riforme presentata da Atene presenta forti carenze, perché è molto vaga, molto generica. Tra l’altro, va considerato che dopo la vittoria di Tsipras, la situazione economica in Grecia è peggiorata fortemente: c’è stato un forte deflusso di capitali dalle banche, in qualche maniera anche le casse dello Stato hanno incassato poco. Quindi, perché l’Eurogruppo adesso possa decidere in favore della concessione di quest’ultima tranche di finanziamenti, evidentemente il Governo greco deve presentare qualcosa di molto più consistente. Speriamo che si convinca soprattutto Tspiras, che poi deve condurre la negoziazione, che c’è un interesse reciproco, sia dei Paesi dell’Eurogruppo, tra cui l’Italia, e ovviamente la Grecia, che si raggiunga un accordo; ma bisogna creare le condizioni perché questo mutuo interesse si esprima. E sinceramente, soprattutto le dichiarazioni di questi giorni del ministro delle Finanze Varoufakis, che hanno poi seguito l’accordo di qualche settimana fa, non sono state proprio d’aiuto, perché si continua su questa linea un po’ di sfida all’Europa, di critica radicale, che - intendiamoci - ha degli elementi di verità, perché sappiamo che le politiche del passato non hanno funzionato, e stanno cambiando, infatti. Non per niente, Mario Draghi e la Bce oggi avviano il famoso “quantitative easing”. Ma bisogna avere un diverso approccio. Quindi, speriamo che il governo greco capisca che bisogna che questo negoziato sia condotto in maniera più cooperativa di quanto non sia stato fatto finora.

D. – Diciamo che per la Grecia può passare anche il treno del ”quantitative easing”, che sarebbe stata invece una grossa opportunità per Atene…

R. – Se la Grecia non facesse i compiti a casa, nel senso che se dovesse accettare una linea di sfida e di contrapposizione, le cose si potrebbero mettere molto male: non solo con il “quantitative easing”, ma perché il governo greco rischia una vera e propria bancarotta.

D. – Ricordiamo brevemente che cos’è il “quantitative easing”…

R. – Il “quantitative easing” è una politica monetaria cosiddetta non convenzionale, perché non è la riduzione indiretta dei tassi di interesse, che è quello che fanno le Banche centrali; ma è quello che, prima negli Stati Uniti, poi in Regno Unito, poi in Giappone, e ultima  in Europa,  tutte le Banche centrali hanno fatto: cioè, non potendo ridurre i tassi di interesse ormai a zero, la Banca centrale, per cercare di influire e rendere quindi più favorevole la liquidità, compra direttamente titoli nel mercato secondario - innanzitutto i titoli pubblici, quindi dei vari Stati - e poi  titoli che possano in qualche modo aiutare a raggiungere l’obbiettivo. Quindi è una politica non convenzionale perché, inaugurata dalla Federal Reserve quattro anni fa, è una politica che mira ad acquisti diretti sul mercato. La Banca Centrale Europea l’ha fatto con molto ritardo. Però, ha cominciato ad acquistare titoli sul mercato secondario, e lo farà per 60 miliardi di euro al mese, fino a superare, addirittura, nel settembre 2016, i 1.100 miliardi di euro. Sono cifre imponenti: il volume di acquisti europeo è simile, se non addirittura superiore, a quello che fu messo in campo dalla Federal Reserve. È quindi un passo decisivo, perché si prefigge uno scopo: quello di combattere il pericolo di deflazione, cioè la diminuzione dei prezzi ed il circolo vizioso che una deflazione potrebbe mettere in campo.








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