2015-03-12 14:12:00

Haiti. Violenze contro suore, marce silenziose di protesta


Organizzare marce silenziose per protestare contro le violenze subite. È quanto ha deciso lunedì scorso la Conferenza dei religiosi di Haiti riunitasi per analizzare l’ondata di violenza che da mesi investe i consacrati che lavorano nel Paese. Dal novembre 2014 fino a oggi, circa 20 comunità, soprattutto femminili, sono state derubate e le religiose aggredite. Anche il cardinale Langlois, vescovo di Les Cayes, ha condannato tali brutalità. Una missionaria brasiliana, che preferisce mantenere l’anonimato, parla di quanto accaduto al microfono di Bianca Fraccalvieri:

R. – Em vista deste ato de violência…
Di fronte a questo atto di violenza contro la vita religiosa ad Haiti, soprattutto femminile, la Conferenza dei religiosi ha organizzato una manifestazione di solidarietà. C’è stato, dunque, un incontro con tutte le suore provinciali e noi eravamo presenti. E’ stato deciso che tutte le diocesi organizzeranno marce silenziose con la presenza di tutte le sorelle. Questa marcia silenziosa partirà da un punto centrale, arriverà alla chiesa madre della diocesi e quindi si celebrerà la Messa in protesta. Questo sarà un gesto di solidarietà da parte della Conferenza e delle Congregazioni, che ancora non hanno subito violenza, verso le altre. Poi, la Conferenza dei vescovi sta negoziando con il governo, sollecitando degli interventi, e anche con la società civile, perché entri a collaborare con la vita religiosa, essendo le religiose a servizio del popolo.

D. – Ci sono stati due giorni di sciopero e in questi due giorni non avete lavorato. Avete paura di lavorare in questo contesto di insicurezza?

R. – Claro que nós estamos…
Certamente abbiamo paura. In questa settimana, per due notti tutte noi ci siamo rinchiuse in casa, nonostante questa sia sorvegliata, solo di notte, da due o tre uomini armati. Questi gruppi, infatti, agiscono con violenza e quando entrano nelle case delle famiglie stuprano tutti, anche i ragazzi. Ma pure le sorelle hanno subito violenza e tante di loro sono sotto cure mediche, sono malate e non sono più in grado di tornare a lavorare. Loro, infatti, sono molto violenti: arrivano in bande – non sono solo uno o due – invadono le case e in genere lo fanno di notte, quando Haiti è al buio, non lo fanno di giorno. Le comunità religiose hanno il loro generatore ma non è così forte, hanno i pannelli solari ma non illuminano tutto. Ci sono state delle comunità che dopo questa mobilitazione della Conferenza dei vescovi – che sono sempre in radio a chiedere rispetto, rispetto, rispetto – sono intervenute quando una delle case stava per essere invasa, questa settimana. Hanno gridato e così hanno avuto tempo… La popolazione ha lanciato delle pietre, perché qua nessuno ha armi. E lo stesso è successo con noi questa settimana, in una casa nelle vicinanze: tutti sono scesi per strada, hanno gridato e hanno chiamato la polizia e così si è evitato che entrassero in casa. Quelle che sono più violate sono le case delle Congregazioni femminili. Ci sono sorelle che non possono più entrare nella zona.

D. – Tra le cause di questa ondata di violenza ci sono le possibili nuove elezioni presidenziali. E’ la possibilità di un cambiamento dello scenario politico a suscitare preoccupazione, tensioni nella popolazione, vittima da decenni dell’ingiustizia sociale? Perché la situazione è così degenerata? 

R. – É o ano que estão querendo…
Questo è l’anno in cui vogliono cambiare il presidente e dunque entrano in guerra con la popolazione. Questo è quello che noi vediamo. Poi la fame è tanto grande, la miseria… La situazione delle famiglie è molto degradante. Noi vediamo che ci sono stati dei cambiamenti, ma la vita reale delle persone non è cambiata. Noi che siamo qua, giorno dopo giorno, vediamo quante famiglie, uomini, ragazzi, giovani, bambini siano senza prospettive.








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