2015-03-13 16:06:00

Due anni con Francesco innamorato di Dio. Con noi l'amico argentino del Papa, Jorge Milia


Jorge Milia, giormalista e scrittore argentino, studente ed amico del Papa, racconta, al microfono di Luca Collodi, l'uomo Bergoglio all'inizio del terzo anno di Pontificato. Dalla nostalgia della sua terra, ai biscotti salati nel mate, lo sport e il desiderio di uscire dal Vaticano e le sfide pastorali della Chiesa 

Jorge Milia, alle 18.50 del 13 marzo 2013 il vescovo di Baires è Papa. In Argentina era l’ora di pranzo. Cosa avete pensato?

“Non mi aspettavo questo. Avevo parlato con lui e mi aveva detto che al suo ritorno da Roma mi avrebbe telefonato. Ero a casa, in giardino con un elettricista che stava lavorando. Mia moglie mi ha chiamato dalla finestra: “C’è il fumo bianco”. Io, che avevo dimenticato il Conclave, risposi:
“Spegnete il forno!”, pensando di aver lasciato dei semi di zucca in forno…  “Non é qui… è a Roma!”. Allora mi sono sistemato davanti alla TV per aspettare... Quando ho sentito che il cardinale Tauran ha pronunciato  "Georgium Mario” ... ho cominciato a piangere. E poi il mio telefono squillò per due giorni interi". 

ll Papa vive in albergo, in convitto, a Santa Marta. Perché l’appartamento del Palazzo apostolico non fa per lui?

"Ormai da due anni tutto il mondo può capire questo. Il palazzo non gli piace. Ha una casa più piccola, ma ha un’altra cosa. Come potrebbe parlare di una chiesa povera per i poveri, se vivesse in un palazzo…"

Milia, il Papa non può uscire dal Vaticano. Si è abituato a questo?

“Forse è la sua frustrazione più grande. Un uomo abituato a camminare, a parlare con la gente, ha improvvisamente guardie di sicurezza, controllo, limiti. È molto difficile da accettare”.

Talvolta a Santa Marta, prima del pranzo saluta il personale di servizio in cucina. Ha un piatto preferito ?

“Non saprei. Il dolce di latte è un ‘tormentone’ argentino. L’anno scorso ho portato al Papa dei biscotti salati. Mi ha detto: “Grazie! Benissimo! Tutto il mondo mi porta alfajores (biscotti argentini ripieni con il dulce de leche, ndr)... veramente ne mangio uno ogni due mesi. Sono molto dolci per me. Ma questi biscotti salati sono migliori per il mate”. Ma la gente di qui è felice con gli alfajores. Nessuno domanda se sono di Santa Fe o di Mar del PLata. Mangiano senza eccezione”.

Nella giornata di lavoro riesce a leggere i giornali ?

“Tutto dipende dalla sua agenda. E' ben informato. Ma se vuole fare qualcosa, fa in modo di trovare il tempo. Mi ha detto: “Jorge, non smettere di scrivere. Leggo tutto quello che pubblichi”. 

Jorge Milia, il Papa è appassionato di sport. Le manca lo stadio, la partita di calcio del San Lorenzo?

"Non saprei, non sono molto esperto di calcio. Ne parliamo poco. Ma credo che qualche volta possa vedere qualche partita in televisione". 

Al mattino due ore di meditazione prima della messa delle 7 a Santa Marta. La sera un’ora di meditazione prima di cena. Cosa significa pregare per il Papa?

“Cosa significa pregare per un Papa? Parlare con Dio, chiedergli cosa vuole da lui. Per me questo è una grande angoscia quando penso al mio amico Bergoglio. Don Primo Mazzolari parlava della grande solitudine dei Papi”.

Ha nostalgia della sua terra?

“Gli argentini sono tutti nostalgici. lo stesso cantante argentino Carlos Gardel cantava… la mia terra lontana sotto il tuo cielo, voglio morire un giorno con la vostra consolazione... Anche la sorella di Francesco ha la stessa idea che ho io della solitudine papale. L'aveva vista, diceva, sul volto di Giovanni Paolo II.

Milia, si parla molto delle telefonate del Papa. Lei è amico del Papa di vecchia data. Ancora oggi vi sentite?

“Non è più possibile. Tutto il mondo vorrebbe ricevere una telefonata di Francesco. Per me sarebbe una gioia, ma pensate quanta gente ha bisogno di una parola, di speranza del Papa…

Dopo due anni di Pontificato si ha la sensazione che il Vaticano sia un cantiere aperto. E’ d’accordo?

È vero. Il tempo è più veloce. Due anni sembrano un’eternità. Ma la realtà è ciò che conta. Quando penso a tutto quello che è accaduto in questi due anni, non ho dubbi che si tratti di un grande cambiamento. Un cambiamento che la gente pensa sia iniziato con quel ormai famoso "buona sera". Ma io ho un’altra idea. Per me è iniziato poche ore prima. Il cambiamento è cominciato quando lo Spirito Santo ha soffiato sui cardinali elettori. L’inizio del cambiamento è l’elezione di Bergoglio.

Papa Francesco sottolinea spesso il suo ruolo di vescovo di Roma…

“Francesco non ha nessun dubbio sul fatto di essere il Papa. Sa anche che ha il consenso della maggioranza dei cardinali, anche se oggi ci può essere qualcuno, forse, pentito. Ognuno ha parlato della necessità di un cambiamento. Ognuno ha detto vogliamo dei cambiamenti. Ma alcuni quando vedono il cambiamento si spaventano. Ma è una mia idea".

Jorge MIlia, dopo due anni di Pontificato quali sono le sfide di Francesco?

“Ce ne sono tante ... e lui non si stanca di moltiplicarle. Quando ho parlato in Spagna, all’inizio del suo Pontificato, dissi che non dobbiamo dimenticare l’idea della barca di Pietro. Dissi che la barca di Pietro non sarebbe affondata ma che certamente poteva rischiare di incagliarsi. Francesco ha dato un colpo di timone e siamo in acque profonde. Ma molti temono di navigare. La sfida è di convincere al cambiamento”.

Milia, si parla di una Chiesa povera per i poveri, ma questo non vuol dire escludere i ricchi…

“No. Credo che parliamo di una Chiesa senza esclusioni. Una Chiesa aperta ai poveri e ai ricchi. Una Chiesa aperta alla riconciliazione. Non dobbiamo dimenticare questa parola di Francesco:'riconciliazione'. Perché la riconciliazione è completa, è per te e per me. Quando il Papa dice ‘chi sono io per giudicare’, sta aprendo la porta per tutti all’incontro con Gesù”.

 

 








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