2015-03-13 11:24:00

Sindacati e presidi: per la "Buona Scuola" servono più risorse


Sindacati e presidi cauti sulla riforma della “Buona Scuola” varata ieri sera dal Consiglio dei Ministri. Soprattutto c’è attesa per il passaggio parlamentare che potrebbe modificare parte del provvedimento. Per il premier Renzi è tra le riforme più importanti del governo. Alessandro Guarasci:

Approssimativa e ancora non sufficiente. I sindacati vedono la riforma di Renzi con molte ombre e poche luci. Insomma, tanta comunicazione da parte del premier ma ancora non c’è un articolato di legge. Positivo il fatto che siano stati confermati gli scatti per gli insegnanti, ma perplessità sulla possibilità per i presidi di decidere a quale insegnante meritevole dare il bonus del 5% sullo stipendio. Francesco Scrima, segretario generale di Cisl Scuola:

“Se questa fosse una posizione rigida, significa che chi sta pensando queste cose, non conosce la scuola nella sua realtà, perché la scuola è una comunità educativa. La futura valutazione del personale non può essere gestita in termini monocratici o con due persone scelte direttamente dal capo d’istituto”.

Serve mettere le risorse, dicono i sindacati. Si stabilizzano 100mila insegnanti, ma la Legge di Stabilità aveva già decurtato le supplenze. Ancora Scrima:

“Se già nella legge di stabilità, c’è scritto che non si possono sostituire fino a sette giorni i collaboratori scolastici, i bidelli, immaginate cosa significa una scuola elementare che normalmente ha quattro, cinque o sei plessi distaccati dove c’è un solo collaboratore scolastico. Nel momento in cui  questa persona si ammala, si assenta da chi sarà sostituito?”.

Arrivano poi gli sgravi, forse del 22 %, per chi manda i propri figli alle paritarie, ma lo sgravio vale solo fino alle medie. Le superiori d'ispirazione cattolica sono 656. Padre Giovanni La Manna, rettore dell’Istituto Massimo di Roma:

“E’ una discriminazione. Quello di cui ho timore è che, visto che ci sarà  una passaggio in parlamento, molto probabilmente gli sgravi si attesteranno soltanto sull’infanzia, dove lo Stato fa fatica, e dove trova un’utilità nel fatto che le suore possono avere degli asili. Non c’è l’onesta di fondo di dire: ‘Garantiamo a tutti l’istruzione rispettando la scelta dei genitori’”.

Dunque anche per padre La Manna bisogna investire sulla scuola tutta, statale e paritaria:

“È stupido insistere su una contrapposizione facendo emergere l’aspetto economico. Io non credo che non finanziando i genitori che decidono per la scuola paritaria, quelle risorse finiscano alla scuola statale e che siano poi in grado di migliorare quest’ultima. Prima dell’economia, dobbiamo mettere al centro gli alunni, i programmi, ma facciamolo tenendo conto di cosa accade intorno a noi: noi siamo parte di una realtà più ampia, l’Europa. Insisto: come è possibile che parliamo di Unione Europea e abbiamo ancora sistemi diversi per cui il laureato in un altro Paese arriva sul mercato del lavoro prima di un italiano?”.








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