2015-03-14 14:44:00

Sri Lanka: storica visita del premier indiano Modi


Storica visita, la prima in 28 anni, del primo ministro indiano, Narendra Modi, in Sri Lanka. Principale obiettivo della missione, il riavvicinamento diplomatico fra New Delhi e Colombo, dopo anni in cui il governo cingalese dell’ex presidente Rajapaksa aveva privilegiato intense relazioni con la Cina. Oggi, il premier indiano Modi si è recato nelle aree del nord in segno di solidarietà con la minoranza Tamil per la quale ha chiesto un’autonomia regionale più forte. Ma sul significato di questo viaggio, Marco Guerra ha intervistato il prof. Guglielmo Torri, docente di Storia dell’Asia all’Università di Torino:

R. – Il viaggio fa parte del grande gioco in corso in Asia e nell’Oceano Indiano, dove ci sono alcuni attori principali che stanno operando: India e Cina. Entrambi sono Paesi deficitari in quanto a risorse energetiche e quindi devono importarne una parte considerevole attraverso vie marittime. Il controllo dell’Oceano Indiano è diventato un elemento importante nella politica estera sia dell’India sia della Cina.

D. – L’ultima visita di un premier indiano in Sri Lanka è stata 28 anni fa. Cosa è successo in questo lasso di tempo che ha determinato l’allontanamento tra New Delhi e Colombo?

R. – Sono accadute moltissime cose. All’epoca, il premier indiano era Rajiv Gandhi, che si era inserito nella politica interna dello Sri Lanka, all’epoca sconvolto da una guerra civile in corso tra la maggioranza Sinhala, buddista, e la minoranza Tamil, indù. L’intervento di Rajiv Gandhi nello Sri Lanka portò a un inasprimento di questo conflitto e una delle conseguenze di questo tentativo di intervento indiano fu poi l’attentato terroristico che portò alla morte dello stesso Rajiv Gandhi. Da allora, il governo indiano si è sostanzialmente ritirato dalle vicende dello Sri Lanka, dove la guerra civile è finita con la vittoria totale della maggioranza Sinhala. A questo punto, il governo vittorioso si è reso responsabile di una serie di azioni negative nei confronti dei diritti civili della popolazione tamil dell’isola. Questo ha portato a un isolamento internazionale del governo dello Sri Lanka. In questa situazione, il governo si è appoggiato fortemente al governo cinese: quest’ultimo ha come direttiva della sua politica internazionale di non intromettersi nelle faccende interne dei Paesi con cui ha a che fare. L’avvicinamento alla Cina fu una svolta importante per il governo dello Sri Lanka.

D. – Infatti, l’ex presidente, uomo forte dello Sri Lanka, Rajapaksa, aveva intessuto densissime relazioni con Pechino. Ora che ne sarà degli investimenti economici della Cina?

R. – Io non credo che questo riorientamento della politica estera dello Sri Lanka comporterà necessariamente un venir meno dei legami con la Cina. Credo che il governo dello Sri Lanka abbia la necessità di rompere il proprio isolamento internazionale e di intrattenere rapporti diplomatici, economici e politici con il maggior numero possibile di giocatori importanti presenti nell’area. Questo significa che l’avvicinamento all’India è sicuramente un fattore positivo. Ci sono interessi reciproci che India e Sri Lanka possono tutelare. Io non credo necessariamente che questo comporterà un venir meno della presenza cinese nello Sri Lanka che rimane, in un certo senso, come un contrappeso a un’eccessiva influenza dell’India.

D. – Come sta conducendo la politica estera il primo ministro indiano Modi?

R. – La situazione internazionale in Asia, in questo momento, è dominata sostanzialmente dalla contrapposizione tra Cina e Stati Uniti. L’India è un Paese importante che deve trovare uno spazio in questo gioco. In questa situazione, la politica indiana non solo sotto Modi ma anche sotto i precedenti governi, è stata quella da un lato di avvicinarsi agli Stati Uniti, ma nello stesso tempo non prendendo un atteggiamento di rottura totale nei confronti della Cina.








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