2015-03-16 14:15:00

Fmi, Atene paga "tranche" debito. Ue, continua braccio di ferro


Sulla Grecia "la situazione è seria" e prima che la questione possa tornare al tavolo dei leader europei bisognerà completare i negoziati a livello tecnico. E’ l’avvertimento lanciato a Bruxelles da una portavoce della Commissione europea. Il premier greco Alexis Tsipras, da parte sua, ha ribadito che è fuori discussione qualsiasi ritorno alle politiche di austerity. Intanto, Atene a ha rimborsato la tranche in scadenza in data odierna del prestito ricevuto dal Fondo monetario internazionale. Ma quale può essere la soluzione del braccio di ferro tra Bruxelles e Atene? Emanuela Campanile lo ha chiesto all’economista greco Giorgio Arfaràs:

R. - Una soluzione parziale potrebbe essere quella - che poi è indicata dal ministro delle Finanze greco - di rilanciare la spesa di infrastruttura, la quale non avverrebbe con il bilancio pubblico della Grecia - che non ha i soldi - ma attraverso la Banca europea degli investimenti che finanzia la spesa in infrastrutture attraverso l’emissione di obbligazioni che verrebbero comprate dalla Banca centrale europea. Questa potrebbe essere una strada, però anche se tutti la ritenessero tale, la soluzione non avviene domani mattina. Ci vorrà, un anno, due anni, bandi, concorsi … E poi cosa fare: autostrade, bande larghe? Allora forse la soluzione migliore è quella di chiudere un occhio sulle promesse greche che non sono mantenute, continuare a finanziare la Grecia in maniera tale che riesca a mette un insieme di cose contro la povertà intanto che si discute quest’altra questione. Però va avanti sempre così, nel senso che non c’è una soluzione. Il negoziato non è altro che la copertura di una soluzione difficile del problema; non è che i tedeschi vogliono i greci nella miseria, oppure i greci pensano che sia la Germania ad averli resi poveri. Non è così. I greci, se si trovano in questa situazione, è per colpa loro e i tedeschi non hanno alcun interesse a farsi odiare oppure a vedere la Grecia uscire dall’euro.

D. - Ci sono almeno degli obiettivi ritenuti minimi che Tsipras vuole portare a casa in questo confronto con Bruxelles?

R. - Sì, certo. Per esempio le cose legate all’esplosione della povertà in Grecia. Si può combattere la povertà con maggiore spesa pubblica se si ha una raccolta fiscale sufficiente, altrimenti no. La povertà nel lungo termine si combatte con la crescita economica. Ma come fanno? Qui non tratta di un problema di promesse: è un problema di come fare. Probabilmente la soluzione è quella di aiutare la Grecia ancora per un po’, chiudere un occhio, allargare i cordoni della borsa … Un continuo tira e molla.

D. - Perché il problema Grecia rappresenta un problema europeo?

R. - La Grecia non è un vero problema per l’Europa. È un Paese piccolo che ha un peso relativo estremamente limitato. Il potere negoziale che potrebbe aver è quello di accendere la miccia di una crisi in Europa su tutti i debiti pubblici; quello che era successo nel 2010, nel 2011 e nel 2012. Adesso però, questa miccia non può essere più accesa perché la Banca centrale compra il debito pubblico. Di conseguenza il potere negoziale della Grecia – "muoia Sansone con tutti i filistei" – non c’è più. Quindi da questo punto di vista la Grecia è più debole. Quello che non andrebbe bene per l’Europa è che se la Grecia uscisse, l’Euro diventa, più che un cavallo di Troia per avere l’unità politica, una moneta messa in comune, andando a perdere molto del suo impatto politico. Questo è il problema che si solleverebbe in seguito all’uscita della Grecia.








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