“Un’azione brutale e disumana di cui i cittadini dovrebbero vergognarsi”. Così, in una nota, la Conferenza episcopale indiana (Cbci) esprime la sua profonda indignazione e dolore per lo stupro di gruppo subito il 13 marzo dall’anziana superiora del convento delle Suore di Gesù e Maria a Ranagath, nel Bengala Occidentale. Oltre allo stupro, per il quale domenica la polizia ha arrestato quattro uomini, gli aggressori hanno attaccato le altre religiose del convento e profanato le ostie consacrate in cappella.
Un atto “spregevole” e “vergognoso”
Nella nota i vescovi esprimono solidarietà alle vittime e chiedono al Primo Ministro
dello Stato misure per proteggere le istituzioni religiose “il cui generoso servizio
– affermano - ha contribuito tanto allo sviluppo e al progresso della nostra cara
Nazione”. Di atto “più che spregevole” e “depravato” parla in un’intervista all’agenzia
Asianews il presidente dei vescovi indiani di rito latino (Ccbi), il card. Oswald
Gracias, e mentre il presidente del Consiglio dei cristiani dell’India (Global Council
of Indian Christians), Sajan George, punta il dito contro "l'apatia delle autorità
nell'assicurare alla giustizia questi elementi radicali che permette alla violenza
religiosa di crescere”. L’aggressione si inserisce infatti in un clima già teso nella
comunità cristiana nel mirino degli integralisti induisti e il Premier Narendra Modi
è stato al centro di molte critiche in questi mesi per non avere preso prima una posizione
netta contro la violenza religiosa e contro le cosiddette “riconversioni forzate”
all’induismo.
Domenica preghiere in tutto il Bengala occidentale per la religiosa
Domenica in tutte chiese del Bengala occidentale si è pregato per rapida ripresa dal
trauma fisico e psicologico dell’anziana religiosa, ricoverata in condizioni stabili
all’ospedale di Calcutta. (L.Z.)
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