2015-03-17 14:02:00

Insegnanti cattolici: il Papa ci ha rimotivato


"Non siamo solo malpagati, come ha detto il Santo Padre, ma non vediamo un futuro, una speranza, per la nostra professione. Il nostro stipendio non riesce a soddisfare le minime esigenze, un docente ha gli scatti bloccati da tempo e il contratto bloccato fino al 2018. Non c'è speranza di vederlo rinnovato prima e la riforma governativa della 'Buona scuola' non ci aiuta certo". Rosalba Candela, presidente nazionale dell'Uciim, commenta le parole che Papa Francesco ha rivolto a questa associazione cattolica di insegnanti e dirigenti scolastici, in occasione del suo 70° compleanno, nell'udienza del 14 marzo scorso.

Il Papa ci sorprende sempre

"Papa Francesco va sempre al di là di ogni previsione per la concretezza di ciò che dice e per l'immediatezza con cui lo dice", spiega la presidente dell'Uciim. "In Aula Paolo VI ad ascoltarlo c'erano migliaia di insegnati e dirigenti scolastici da tutte le regioni italiane. Sono andati via tutti entusiasti, con una forza diversa e la voglia di fare ancora di più. Il Papa ha infatto toccato le corde che possono rimotivare i docenti. L'invito ad amare anche gli studenti più difficili, in particolare, fa proprio parte della vocazione di noi insegnanti cattolici che ci impegnamo affinché tutti gli studenti possano andare avanti nel loro percorso di studi". 

No ai prof scelti dal preside

La presidente dell'Uciim esprime poi un giudizio negativo su una delle novità introdotte dal disegno di legge sulla 'Buona scuola', varato recentemente dal Governo, e cioè il potere dato ai presidi di selezionare i docenti. "E' un'iniziativa che potrebbe suscitare un certo clientelismo. Magari il dirigente scolastico potrebbe essere assistito in questa scelta da un organo collegiale, ma investirlo di un potere come questo è inammissibile. Dove va a finire la democrazia nella scuola? Speriamo che il progetto venga rivisto". 

Buona scuola? Manca un progetto di cittadino

"Anche le norme parziali sulle detrazioni fiscali a vantaggio dei genitori che iscrivono i figli alle paritarie ci accontentano a metà", aggiunge la presidente Uciim. "Se, infatti tutti gli istituti, paritari e non paritari, sono scuola pubblica il trattamento deve essere lo stesso. Certo, è già qualcosa, ma le risorse non bastano". "Quello che manca - aggiunge la Candela - è un progetto di uomo, di cittadino. La scuola deve partire da questi concetti. Non possiamo fare una riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione con un disegno di legge".








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