Promuovere la parità della donna, la sua dignità e i suoi diritti: è quanto ha chiesto mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu. Nei giorni scorsi, il presule è intervenuto a New York a una conferenza sul tema “La famiglia come agente di parità e di diritti umani della donna”, svoltasi a 20 anni dalla Conferenza mondiale di Pechino sulle donne. Il servizio di Isabella Piro:
Crescita della donna è crescita della società
“Bisogna parlare della dignità della donna nel contesto
del matrimonio, della maternità e della famiglia”, perché il vero rispetto per lei
inizia con “l’accettare tutti gli aspetti della sua umanità”, così da permetterle
di “vivere liberamente e pienamente”. È partito da qui il discorso di mons. Auza che
poi, citando Giovanni Paolo II, ha ricordato l’espressione “genio femminile”, ovvero
quella “saggezza tipica della donna di prendersi cura della dignità intrinseca di
ciascuno, di promuovere la vita e l’amore”. “Quando alle donne viene data la possibilità
di crescere nel pieno apprezzamento del loro talento e delle loro potenzialità – ha
detto – l’intera società ne beneficia”.
Riconoscere pienamente il valore e la dignità
della maternità
Di qui, il richiamo dell’osservatore della Santa Sede
a “promuovere un contesto in cui si possa apprezzare meglio la piena grandezza della
donna che include non solo gli aspetti che ha in comune con l’uomo, ma anche i doni
speciali che le competono in quanto donna, come la maternità intesa non come un mero
atto riproduttivo, ma come uno stile di vita spirituale, educativo, affettivo e culturale”.
Il rilancio di tale contesto, ha proseguito il presule, è quanto mai urgente perché
attualmente “in alcune società, il valore unico e la dignità della maternità non vengono
sufficientemente difesi ed apprezzati”, costringendo le donne a scegliere tra “il
loro sviluppo intellettuale e professionale e la loro crescita personale come mogli
e madri”.
Reciprocità, non identità, tra uomo e donna
Allo stesso modo, “non viene riconosciuto adeguatamente
il contributo essenziale della donna allo sviluppo della società attraverso la sua
dedizione alla famiglia e alla crescita delle prossime generazioni”, tanto che “questo
servizio invisibile e spesso eroico viene denigrato e bollato come antiquato”. Per
questo, mons. Auza ha richiamato la necessità di promuovere un’idea di modello femminile
che sia complementare e reciproco all’uomo e non identico, perché ciò “impoverirebbe
l’umanità”.
Difendere la famiglia, unità fondamentale
della società
Definendo, poi, la famiglia come “unità fondamentale
e naturale della società”, il presule ha ribadito che quando essa viene “ignorata
o attaccata, va difesa chiaramente e coraggiosamente, chiedendo politiche migliori
a sostegno delle donne lavoratrici che desiderano avere figli e dedicarsi alla famiglia”.
“Il nostro futuro – ha spiegato ancora il presule – si rispecchia nel modo in cui,
come individui e come società, supportiamo le madri nel crescere famiglie forti e
sane”.
No a pregiudizi e discriminazioni delle
donne
Non solo: mons. Auza ha ricordato anche l’importante
ruolo della donna nell’insegnamento della fede e nello sviluppo sociale, educativo
e culturale dei figli, evidenziando come “dietro ai casi di delinquenza giovanile
spesso ci sia una famiglia debole o disgregata”. Di qui, l’appello conclusivo del
presule a non sottoporre le donne a “pregiudizi e discriminazioni”, ma al contrario
a lavorare per “un sempre più pieno riconoscimento e apprezzamento del loro enorme
ed insostituibile contributo al passato, al presente ed al futuro” della società.
All the contents on this site are copyrighted ©. |