All’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro, Papa Francesco dopo le catechesi sulle diverse figure della vita familiare (madre, padre, figli, fratelli, nonni) ha svolto la sua riflessione sui bambini che sono – ha detto – un “grande dono per l’umanità … ma sono anche i grandi esclusi perché neppure li lasciano nascere”. La prossima settimana – ha annunciato - si soffermerà “su alcune ferite che purtroppo fanno male all’infanzia. Mi vengono in mente i tanti bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Asia: pieni di vita, di entusiasmo, e, d’altra parte, vedo che nel mondo molti di loro vivono in condizioni non degne… In effetti, da come sono trattati i bambini si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali”.
I bambini non hanno problemi a capire Dio
“Per prima cosa i bambini – ha detto - ci ricordano
che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure
e dalla benevolenza degli altri. E il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio.
E’ il mistero che contempliamo ogni anno, a Natale. Il Presepe è l’icona che ci comunica
questa realtà nel modo più semplice e diretto. Ma è curioso: Dio non ha difficoltà
a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio. Non per caso
nel Vangelo ci sono alcune parole molto belle e forti di Gesù sui “piccoli”. Questo
termine “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e
in particolare i bambini. Ad esempio Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di
questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia
del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10). Dunque,
i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché
ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio:
quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono.
E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono … tutti!”.
I bambini ci ricordano che siamo sempre figli
“I bambini – ha osservato - ci ricordano un’altra
cosa bella; ci ricordano che siamo sempre figli: anche se uno diventa adulto, o anziano,
anche se diventa genitore, se occupa un posto di responsabilità, al di sotto di tutto
questo rimane l’identità di figlio. Tutti siamo figli. E questo ci riporta sempre
al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono
della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto, la vita. A volte rischiamo di vivere
dimenticandoci di questo, come se fossimo noi i padroni della nostra esistenza, e
invece siamo radicalmente dipendenti. In realtà, è motivo di grande gioia sentire
che in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo
e rimaniamo figli. Questo è il principale messaggio che i bambini ci danno, con la
loro stessa presenza. Soltanto con la presenza, ci ricordano che tutti noi ed ognuno
di noi siamo figli”.
I bambini non hanno ancora imparato la scienza della doppiezza degli adulti
“Ma ci sono tanti doni, tante ricchezze che i bambini
portano all’umanità. Ne ricordo solo alcuni. Portano il loro modo di vedere la realtà,
con uno sguardo fiducioso e puro. Il bambino ha una spontanea fiducia nel papà e nella
mamma; ha una spontanea fiducia in Dio, in
Gesù, nella Madonna. Nello stesso tempo, il suo sguardo interiore è puro, non ancora
inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono
il cuore. Sappiamo che anche i bambini hanno il peccato originale, che hanno i loro
egoismi, ma conservano una purezza, e una semplicità interiore”. E a braccio ha aggiunto: “Ma i bambini non sono diplomatici: dicono quello che
sentono, dicono quello che vedono, direttamente. E tante volte mettono in difficoltà
i genitori: ‘Questo non mi piace perché brutto’ … davanti alle altre persone. Ma i
bambini dicono quello che vedono, non sono persone doppie. Ancora non hanno imparato
quella scienza della doppiezza che noi adulti abbiamo imparato”.
I bambini possono insegnarci di nuovo a sorridere e a piangere
“I bambini inoltre – ha detto il Papa - nella loro
semplicità interiore portano con sé la capacità
di ricevere e dare tenerezza. Tenerezza è avere un cuore “di carne” e non “di pietra”,
come dice la Bibbia (cfr Ez 36,26). La tenerezza è anche poesia: è “sentire” le cose
e gli avvenimenti, non trattarli come meri oggetti, solo per usarli, perché servono…
I bambini hanno la capacità di sorridere e di piangere".
Alcuni bambini mi scambiano per un medico
E a braccio ha aggiunto: “Alcuni, quando li prendo
per abbracciarli, sorridono; altri mi vedono in bianco: credono che io sia il medico
e che vengo a fargli il vaccino, e piangono
… ma spontaneamente! I bambini sono così! Sorridere e piangere, due cose che in noi
grandi spesso “si bloccano”, non siamo più capaci… Tante volte il nostro sorriso diventa
un sorriso di cartone, eh? Una cosa senza vita, un sorriso che non è vivace, anche
un sorriso artificiale, di pagliaccio. I bambini sorridono spontaneamente e piangono
spontaneamente. Dipende sempre dal cuore, e il cuore nostro si blocca e perde spesso
questa capacità di sorridere di piangere. E allora i bambini possono insegnarci di
nuovo a sorridere e a piangere. Ma, noi stessi, dobbiamo domandarci questo: io sorrido
spontaneamente, con freschezza, con amore o il mio sorriso è artificiale? Io ancora
piango o ho perso la capacità di piangere? Due domande molto umane che ci insegnano
i bambini”.
Una società senza bambini è triste e grigia
Il Papa ha quindi concluso: “Cari fratelli e sorelle,
i bambini portano vita, allegria, speranza, anche guai. Ma, la vita è così. Certamente
portano anche preoccupazioni e a volte tanti problemi; ma è meglio una società con
queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è
rimasta senza bambini! E quando vediamo che il livello di nascita di una società arriva
appena all’uno percento, possiamo dire che questa società è triste, è grigia perché
è rimasta senza bambini”.
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