2015-03-19 16:11:00

Tunisia. Sayadi (La Manouba - PISAI): "La vera guerra è dentro l'Islam. Ripartire dalle scuole"


"L’attacco al Museo del Bardo - che contiene la storia plurale della Tunisia (romana, cristiana, musulmana, giudaica) - è fortemente simbolico ed esprime la connotazione oscurantista dei terroristi jihadisti, che vorrebbero una Tunisia monocroma, monolitica e odiano l'apertura sul mondo che un museo come questo rappresenta. Ma questi terroristi non trionferanno. Certo, c’è bisogno di rilanciare un gran lavoro nelle scuole per discutere di una riforma dell’Islam, necessaria e urgente. La Tunisia ha da cinquant’anni un Codice per la famiglia con uno Statuto per la donna che è il più avanzato nel mondo arabo. Ma non è sufficiente. Siamo un’isola, fragile. E' tutto il mondo arabo deve riflettere". Abder Razak Sayadi, musulmano, docente di Letteratura comparata all’Università La Manouba (Tunisia) e al Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamistica (Roma), commenta il tragico attentato nella capitale che ha causato 23 vittime.  

"La sfida per la Tunisia è dimostrare che è possibile essere un laboratorio di democrazia e che è possibile vivere in democrazia nel mondo musulmano", riprende Sayadi. "Purtroppo nel paese viviamo in una condizione di diffuso lassismo, c’è ancora poco lavoro, e laddove i musulmani moderati hanno creato una rete di solidarietà sociale nei quartieri popolari, ecco che i terroristi ne hanno approfittato. Il terrorismo fa più vittime tra i musulmani moderati che altrove. La vera guerra oggi non è tra l'Islam e le altre religioni, tra Oriente e Occidente. La vera guerra è nell’Islam"

Wejdane Majèri, Presidente dell'Associazione Pontes, dei Tunisini in Italia, sarà a Tunisi insieme a migliaia di attivisti di gruppi e organizzazioni, occidentali e non, per partecipare da martedì prossimo al Social forum, "un momento - spiega - in cui confermeremo la volontà di andare avanti insieme. Noi siamo cittadini italiani di origine tunisina, vorremmo portare anche la voce di una Europa che ci sostiene. Dobbiamo combattere l’ignoranza, soprattutto. Sono cresciuta in un regime di dittatura. Sapevo che i libri c’erano, che il pensiero libero c’era. Era quello il nostro sogno ma non si poteva applicare. Questo fa crescere grandi frustrazioni. Il dialogo possibile e indispensabile è quello da fare con i nostri giovani che non hanno ancora aderito a questi movimenti radicali".

Sulle ipotesi di chi ci sia dietro questo attacco, Renzo Guolo, docente di Sociologia delle Religioni all'Università di Padova: "Nell’area sono presenti in misura massiccia gruppi jihadisti radicali (non è un caso che la Tunisia fornisca circa cinquemila 'foreign fighters', è dunque il paese che offre più combattenti stranieri all’IS)". Escludendo una correlazione tra l'attentato a Tunisi e la riconferma di Netanyahu alla guida di Israele, il professor Guolo analizza la situazione di stallo della vicina Libia e i rischi al confine con la Tunisia. "Questi due paesi non possono essere abbandonati a se stessi - avverte - e l’Europa ha un grandissimo interesse a far sì che le transizioni in Mediterraneo non vengano considerate una sorta di accidente. E' proprio là, infatti, che si gioca molto del futuro europeo. Purtroppo soffriamo di uno strabismo che ci fa guardare e temere molto a Est (vedi la crisi ucraina), come se il Mediterraneo fosse una teatro minore. Invece di fronte alla minaccia del terrorismo che agisce a livello globale bisogna stare molto attenti. Tutto ciò che avviene in quello scenario ci riguarda, dal terrorismo alle migrazioni, all’uso politico o criminogeno delle migrazioni stesse".








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