2015-03-20 13:21:00

Nigeria verso le elezioni tra povertà e paura del terrorismo


A pochi giorni dalle elezioni presidenziali in Nigeria, che si svolgeranno il 28 marzo prossimo, la situazione del Paese resta difficile. La tornata elettorale doveva tenersi il 14 febbraio scorso, ma è stata rinviata a causa dell’avanzata del gruppo fondamentalista Boko Haram nel Nord. Roberta Barbi ha chiesto a Enrico Casale, della rivista “Africa” dei Padri Bianchi, cosa succederà ora che questo gruppo terroristico ha formalmente aderito all’Is:

R. - Le elezioni si terranno, perché il presidente ha interesse che si tengano e perché ha interesse ad avere un’investitura democratica, o para-democratica, della sua funzione. Quindi si terranno, però in un clima che certamente non è dei più facili, con l’Is che occupa una buona parte del territorio a Nord-est del Paese, con forti polemiche anche degli Stati musulmani del Nord e i soliti problemi di corruzione e di povertà estrema.

D. – Sembra che su 70 milioni di nigeriani aventi diritto, circa 19 - per lo più nel Nord del Paese, controllato dai terroristi - non siano riusciti a ritirare la tessera elettorale e così non voteranno…

R. – L’elettorato musulmano è un elettorato che non vota il presidente o solo in parte vota il presidente Goodluck Jonathan: è chiaro che questo, nella tornata elettorale attuale, favorisce l’attuale presidente in carica, mentre il suo oppositore ha un maggiore seguito nelle regioni e negli Stati del Nord che hanno maggioranza musulmana. 

D. - In questo quadro c’è, appunto, il presidente Jonathan che si ricandida per un nuovo mandato e assicura di riuscire a sconfiggere Boko Haram entro un mese…

R. – Boko Haram non è un esercito invincibile, non è un esercito di milioni di soldati, però è una milizia molto bene organizzata, ideologicamente molto bene strutturata, e quindi non facilmente battibile; ha anche un forte seguito sul territorio. Di conseguenza, secondo me, è una ‘boutade’ elettorale, certamente è propaganda elettorale, questo annuncio della sconfitta. Certo, Goodluck Jonathan si sta giocando tutto sul contrasto e il contenimento di Boko Haram, tanto è vero che ha addirittura assoldato numerosi mercenari provenienti dai Paesi dell’Est Europa e dal Sudafrica per rafforzare il suo esercito nella lotta contro Boko Haram: anche questa è una manovra a fini elettorali, perché i successi sul campo non fanno che rafforzare la sua immagine.

D. – Quali sfide si troverà di fronte il nuovo presidente nigeriano, oltre naturalmente al terrorismo?

R. – La Nigeria è il Paese più popoloso dell’Africa; è un Paese con grandissime contraddizioni interne, con una minoranza molto ricca, e una maggioranza della popolazione molto povera. Il Paese è poi spaccato in due dal punto di vista confessionale, con un Nord prevalentemente musulmano e un Sud prevalentemente animista e cristiano. La sfida più grossa è quella della buona gestione delle risorse che derivano dal petrolio, che è la maggior ricchezza del Paese. Finora queste ricchezze sono state appannaggio di una ristretta minoranza della popolazione e non sono state utilizzate per creare infrastrutture e per creare i presupposti di uno sviluppo futuro, anche al di là delle risorse petrolifere.








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