2015-03-20 11:54:00

Atlante dei conflitti: 33 le guerre in corso nel mondo


Cambia la geografia dei conflitti nel mondo: cambiano i confini, sempre più nebulosi, e si fa sempre più stretto il rapporto tra i conflitti armati e quelli ambientali. E’ quanto emerge dalla sesta edizione de “l’Atlante delle guerre” dell’Associazione “46° parallelo”, presentato a Roma, presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Elvira Ragosta:

Sono 33 le guerre in corso nel mondo. A raccontarle, in altrettante schede-Paese, sono giornalisti e fotografi che collaborano alla redazione dell’Atlante, con la partecipazione di ong e associazioni che presentano focus dettagliati. In molti scenari il legame tra guerra e controllo delle risorse naturali è strettissimo. Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante dei conflitti:

“Ci sono guerre che nascono per sfruttare meglio o per poter  sfruttare un ambiente, e sicuramente ci sono guerre che distruggono degli ambienti. Parliamo della guerra israelo-palestinese da decenni. Fondamentalmente, una delle ragioni del conflitto è il controllo dei bacini idrici. Il gas … basta vedere quello che succede in Ucraina oggi e quello che può succedere in Europa: proprio in queste settimane c’è la notizia del ‘Southstream’, il gasdotto che sarebbe dovuto passare per la Bulgaria e che è bloccato e questo di fatto rimette l’Europa nelle condizioni di dipendere dal gas altrui …”.

A cambiare non è solo la natura dei conflitti, ma anche i loro confini. Tante e drammatiche le violazioni dei diritti umani. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:

“Lo Stato islamico, il cosiddetto ‘califfato’, ha compiuto crimini spaventosi, come se fosse una vera e propria scavatrice che ha demolito e abbattuto tutto ciò che si è trovato di fronte: minoranze religiose, minoranze etniche … Il conflitto della Siria è entrato nel quarto anno con dati spaventosi: oltre 200 mila morti, quasi 12 milioni di persone, tra rifugiati e profughi interni, sradicate dalle loro case … E poi, certamente la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e la Nigeria dove Boko Haram sta aumentando ancora più la sua potenza d’azione: anche lì ci sono milioni di persone sotto un giogo e una violenza senza precedenti. Ovunque ci sia una situazione di conflitto, chi lo combatte ha l’obiettivo di conquistare territori e ripulirli di ciò che, dal suo punto di vista, non è puro. Gli esempi che abbiamo registrato nel 2014 con le persecuzioni delle minoranze cristiane in Iraq, con l’accanimento sempre nei confronti dei cristiani in altri Paesi – penso al Pakistan, anche all’Iran, per non parlare della stessa Nigeria – testimoniano che c’è una recrudescenza dell’intolleranza religiosa che colpisce comunità che hanno l’unico torto di pretendere di poter professare liberamente il loro credo religioso”.

Le guerre hanno sempre conseguenze drammatiche per la popolazione. Stefano Zannini, di Medici senza Frontiere:

“Sono tre le conseguenze principali di quello a cui stiamo assistendo. La prima cosa, sicuramente, è la quantità enorme di bisogni medico-sanitari ma anche psicologici delle popolazioni vittime di questi conflitti; il secondo punto che mi sembra molto importante è il movimento di milioni di persone che oggi cercano rifugio in Paesi e cercano di scappare dalla guerra; e il terzo punto, uno scenario mondiale estremamente complesso e difficoltà crescenti per un’organizzazione come la nostra a mantenere la presenza sul territorio”.








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