2015-03-21 11:13:00

Mons. Vasil': ho portato vicinanza del Papa ai cristiani in Siria


Si è conclusa il 18 marzo scorso la missione vaticana in Siria guidata da mons. Ciryl Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Il presule ha portato la vicinanza del Papa e la costante attenzione con cui la Santa Sede continua a seguire la drammatica situazione del popolo e della Chiesa in Siria. Al microfono di Jozef Bartkovjak, mons. Vasil’ spiega quale messaggio ha portato in questo Paese:

R. - In quanto incaricato della Congregazione per le Chiese Orientali il messaggio si potrebbe ricondurre a tre punti principali: vicinanza, solidarietà e incoraggiamento. La nostra Congregazione segue da sempre le Chiese Orientali in tutte le parti del mondo, specialmente in Medio Oriente, dove rappresentano un mosaico molto diversificato delle comunità che da secoli convivono in questo territorio, anche con rappresentanti di altre religioni e fedi religiose. La nostra vicinanza si esprime in tanti modi, talvolta con una visita in situazioni specifiche come questa che vive la Chiesa in Siria. In questi casi può essere un segno abbastanza eloquente. Solidarietà: anche questa si esprime attraverso l’organizzazione di vari tipi di aiuto: sostentamento del clero, aiuto spirituale e organizzazione delle varie iniziative portate poi avanti, come quelle caritative. L’ultimo punto è l’incoraggiamento ai cristiani che stanno vivendo una situazione particolarmente difficile, perché rappresentano una minoranza - forse la meno difesa - che si trova in mezzo a vari fuochi incrociati e che per questo potrebbe essere facilmente portata verso un sentimento di scoraggiamento o una tentazione di fuga.

D. - Con quale esperienza lei torna dalla Siria? Cosa ha visto incontrando la gente?

R. - In certi momenti mi sorprendeva la naturalezza con la quale la gente continua a vivere anche nelle situazioni che, per un osservatore esterno, sembrano estreme o impossibili da vivere; vedere i ragazzi, i giovani che nonostante esperienze traumatiche comunque riescono ad esprimere la gioia tipica della loro età è un fattore incoraggiante e sorprendente. Dall’altra parte però non si può negare una sofferenza sempre più grande delle nostre comunità cristiane che condividono con altri cittadini della Siria situazioni difficili. Infatti noi parliamo spesso solo delle comunità cristiane, ma occorre tenere presente che queste rappresentano solo una parte, perché la maggioranza dei morti e dei feriti vengono dalle comunità di altre fedi religiose, musulmane o altre. Perciò, l’interesse da parte nostra deve essere sicuramente concentrato sulle comunità cristiane, ma non esclusivamente su di esse, con la consapevolezza che queste fanno parte della sofferenza dell’intero popolo siriano. Da parte dei cristiani c’è grande attesa, curiosità e sensibilità verso tutto quello che viene portato come messaggio della Santa Sede, del Santo Padre; lo percepiscono con molta sensibilità prendendo ispirazione da ogni gesto di solidarietà e addirittura si aspettano anche qualche soluzione concreta come se il Santo Padre potesse risolvere direttamente la situazione - o come se l’Occidente fosse davvero così cristiano – come se bastasse un cenno del Santo Padre per cambiare le grandi decisioni politiche che vengono trattate ad altri livelli. Infatti in questo senso anche le attese dei cristiani in Siria sono in altissime. Si potrebbe dire che talvolta è difficile soddisfarle in maniera immediata, ma ogni gesto di buona volontà, di incoraggiamento e di sensibilizzazione è ben atteso e ben accolto.

D. – Si può dire che qui in questo luogo l’ecumenismo è palpabile …

R. – Infatti per lunga tradizione i cristiani che si trovano in minoranza di fronte ad altre fedi religiose si sentono più vicini l’un l’altro nonostante le eventuali differenze, denominazioni, distinzioni confessionali che sono nate nel corso dei secoli; questo l’ho visto e sperimentato, ad esempio, durante un incontro dei giovani in una parrocchia della periferia di Damasco dove erano presenti i ragazzi di varie parrocchie cristiane, non solo cattoliche. Durante l’incontro con il Patriarca greco ortodosso di Damasco, nel momento della preghiera ecumenica inserito nell’ambito della preghiera dell’ufficio bizantino, hanno partecipato i rappresentanti della Chiesa ortodossa, siro ortodossa e armena. Perciò era un segno veramente eloquente dell’unione di preghiera per il bene di tutti i cittadini della Siria.








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