2015-03-23 16:07:00

Il Papa a Napoli, ora tocca alle istituzioni



"Papa Francesco tra un nugolo di bambini, accompagnato dai giovani sul palco allestito in piazza a Scampìa. E' questa l'immagine più bella della sua visita a Napoli". Lo afferma don Aniello Manganiello, già parroco a Scampìa, fondatore dell'Associazione 'Ultimi per la legalità'. "E' una fotografia che dimostra la grande umiltà e la grande sensibilità pastorale di Francesco. La sua capacità di stare in mezzo alla gente, agli umili, alle persone semplici". 

Il riscatto della città nasce dai napoletani

Don Aniello sottolinea le denuncia della piaga della disoccupazione giovanile e dello sfruttamento del lavoro in nero, fatta dal Papa a Scampìa.  "La popolazione del napoletano - spiega don Aniello - ha la consapevolezza che la povertà non deve costituire la premessa per una deriva camorristica. Per questo Francesco ha incoraggiato i napoletani ad avere speranza: perché il riscatto della città viene prima di tutto da loro, dalla riscoperta dei valori della legalità".

Le responsabilità delle istituzioni

Ma il sacerdote campano, da tempo impegnato nella lotta per la legalità, è scettico sull'impegno delle istituzioni in questa direzione. "La politica in Campania - spiega - è stata sempre caratterizzata da un sistema clientelare, dall'incapacità di dare risposte alle richieste della gente che potrebbero migliorare la qualità di vita". "Avrei voluto che l'organizzazione della visita del Papa avesse dato più spazio alle associazioni della società civile, anche quelle di ispirazione laica", aggiunge don Manganiello. "Serve meno autoreferenzialità, per camminare di più con la gente, come ci chide Francesco". "Per esempio, la Chiesa potrebbe impegnarsi in prospettiva nella creazione di scuole di formazione politica, visto che Francesco ha chiesto ai napoletanti di 'fare una buona politica'. Potrebbe essere una buona eredità di questa visita". 

Disincanto, il giorno dopo a Scampìa

"La presenza di Francesco nella piazza Giovanni Paolo II a Scampìa ha avuto un significato particolare nel contesto del suo viaggio a Napoli. Era il secondo Papa che tornava in quel quartiere dopo venticinque anni", spiega Gigi Di Fiore, cronista de Il Mattino di Napoli. "Sono tornato a Scampìa all'indomani della visita papale - racconta - e ho trovato molto disincanto. La gente sa che dopo la venuta di Francesco e i suoi forti moniti ora il testimone dovrebbero prenderlo altri che per ora, però, sono assenti. A Scampìa la supplenza dello Stato è totalmente in mano delle associazioni, in gran parte religiose. E' una zona dove non basta la repressione e mancano gli interventi sociali istituzionali, la creazione di strutture. E' un contesto territoriale e sociale in cui si dovrebbe intervenire al di là della repressione giudiziaria. E le parole del Papa non debbono e non possono restare lettera morta".  








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