2015-03-25 14:48:00

Dopo 20 anni l'"Evangelium Vitae" è sempre attuale


“Rispettare la dignità umana e promuovere la vita è una luce che la Chiesa continua ad accendere a difesa dell’umanità e del Vangelo”. Così si è espresso mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, a margine della giornata di studio, tenutasi oggi presso l’aula San Pio X, per i vent'anni della “Evangelium vitae”. L’anniversario, che coincide con il giorno in cui la Chiesa ricorda l’Annunciazione del Signore, è stato preceduto ieri sera da una veglia internazionale di preghiera, che si è svolta contemporaneamente presso i santuari di Fatima, Lourdes, Guadalupe e presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Il servizio di Elvira Ragosta:

A vent’anni esatti dalla pubblicazione dell’"Evangelium vitae",  mons. Mupendawatu  sottolinea l’attualità dell’Enciclica con cui San Giovanni Paolo II ha manifestato la verità sul valore e l’inviolabilità della vita umana, da quella nascente a quella sua via del tramonto:

“Rispettare questa dignità e promuovere questa vita stessa che è dono di Dio nell’uomo è un compito non solo della Chiesa, ma di tutta l’umanità, di tutto il mondo. E’ una luce che ancora oggi la Chiesa continua ad accendere per tutti, perché la difesa della vita è la difesa dell’umanità, di noi stessi”.

Lo "scarto" dell'aborto e dell'eutanasia

E sulla continuità tra il contenuto dell’"Evangelium vitae" e le parole di Papa Francesco nel condannare la cultura dello scarto, il segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari aggiunge:

“Lo scarto oggi – possiamo dire – che è il bambino cui non si dà questa opportunità di nascere, come Dio vuole. Questa è quindi spesso per decisione degli uomini, certamente per decisioni immorali, di diventare scarto per la nostra società. E ce ne sono tanti, tanti… Non solo questo, c’è anche l’eutanasia: quindi anche gli anziani, i malati fanno parte di questo scarto di cui parla Francesco oggi. Tutte le vittime dei conflitti, delle guerre, i morti che sono provocati dall’odio, dal non riconoscere il fratello, dal non riconoscere che la vita è di Dio. Noi l’amministriamo, ma non siamo noi i padroni della vita”.

Segnali di vita e cultura di morte
Ma come e quanto è cambiato il contesto socioculturale dell’"Evangelium vitae" in questi vent’anni? Mons. Mauro Cozzoli, consultore del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e ordinario di Teologia morale alla Pontificia Università Lateranense:

“Non è cambiato molto anzi per certi aspetti, pur essendo tanti i segnali di una cultura della vita e sono davvero tanti, magari si vedono meno, però ci sono. Peraltro, lo slittamento, lo smottamento verso una cultura della morte purtroppo c’è stato ed è in atto. I delitti contro la vita sono tantissimi, da quelli microscopici a quelli macroscopici”.

L'amore è della famiglia
Di sfida antropologica parla mons. Carlos Simòn Vazquez, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e sul ruolo della famiglia in questa sfida afferma:

“La famiglia è in grado di manifestare al mondo che l’uomo è un essere irrepetibile, unico, prezioso. La famiglia è in grado di mostrare questa singolarità. Questa unione famiglia e vita ha come denominatore comune l’amore. E quindi riscoprire la questione antropologia porterebbe alla riscoperta di questa logica dell’amore sia nell’istituto familiare e matrimoniale, sia nella vita. E questa è la bella notizia, la buona notizia che il mondo di oggi può ricevere”.

Nel messaggio fatto pervenire alla Giornata di studi da parte del presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski, oltre a sottolineare l'importanza dell'iniziativa, si rivolge agli operatori Sanitari e scrive loro: "Dobbiamo essere coraggiosi difensori della vita umana”.








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