2015-03-25 13:16:00

Ebrei, cristiani e musulmani insieme contro i fondamentalismi


Il ruolo del dialogo interreligioso contro la crescita del fondamentalismo è stato al centro della Conferenza che ha riunito cristiani, ebrei, musulmani, ieri pomeriggio al Parlamento Europeo. Su iniziativa del vice presidente Antonio Tajani, sono intervenuti esponenti della Conferenza delle Chiese europee (protestanti, anglicane, ortodosse e vetero-cattoliche - Cec), della Commissione degli Episcopati cattolici della Comunità Europea (Comece), della Conferenza dei Rabbini europei, della Conferenza degli Imam di Francia, della Comunione anglicana. L'ha seguita per noi la nostra inviata a Bruxelles Fausta Speranza:

Di fronte alla crescita del radicalismo e alle atrocità commesse in nome del fondamentalismo religioso fuori e dentro l'Europa, è fondamentale che tutte le persone di fede, che rifiutano intolleranza e violenza, si ritrovino in una casa comune. Questo il messaggio condiviso da tutti gli esponenti religiosi presenti che – proprio tutti – affermano di ritrovarsi nel valore della tolleranza e del rispetto della dignità umana, alla base della Costruzione europea. L'Imam Hassen Chalghoumi, presidente degli Imam di Francia, sottolinea che non è la religione dell'Islam a ispirare violenza ma purtroppo quello che in tanti, in particolare attraverso il web, sostengono è un messaggio che strumentalizza la religione. Ai nostri microfoni sottolinea così l'importanza di un incontro come questo per rilanciare la speranza:

“Ce n'est pas seulment important c'est crucial...
Non è solo importante, ma è cruciale. La speranza è importante! Nel momento in cui le barbarie cercano di separarci, di creare la tensione, la paura e il terrore in nome della religione, in nome di Dio, l’Unione Europea ha voluto riunire tutte le confessioni: ebrei, musulmani, cristiani. Tutti coloro che credono ai valori: penso che questo sia importante. Questa immagine è più forte di quella dell’Is, un’immagine che lo Stato islamico cerca di distruggere. Questo incontro vuole essere anche un omaggio a tutte le vittime, una preghiera affinché la vita umana non venga banalizzata soprattutto per i cristiani d’Oriente … Io ho un pensiero forte per i cristiani di Oriente: tutti quei massacri, quelle distruzioni in Siria, in Iraq e da altre parti.  E’ un pensiero di solidarietà per dire: noi siamo tutti insieme, resistiamo a questa minoranza, perché  la pace e l’amore devono regnare”.

Non è solo  importante, è cruciale, dice l'Imam, chiedendo e offrendo collaborazione per la formazione dei giovani europei perché abbiano un futuro e non siano attratti dal radicalismo. Il rabbino Riccardo di Segni spiega:

R. - É un momento in cui i timori in realtà sono per tutti. I terroristi che attaccano – e lo abbiamo visto – prendono di mira vari obiettivi e poi per segnare la loro presenza, attaccano anche luoghi ebraici come sinagoghe o negozi alimentari. Quindi la nostra preoccupazione è antica; noi viviamo blindati da anni  - se non da decenni – nelle nostre istituzioni. Questo è il momento in cui c’è una crescita di attenzione e di allarme che coinvolge tuttala società. La situazione è quindi molto complessa. Per quanto riguarda i rischi che affrontano le comunità ebraiche nello specifico, purtroppo la situazione non è nuova; ci trovavamo in queste situazioni già da parecchio tempo e fatti di attacchi anche sanguinosi contro le istituzioni ebraiche – come la scuola di Tolosa  l’anno scorso – esistevano già prima di questa ondata di carattere più generale.

D. – L’importanza di incontri come questi:  musulmani, ebrei, cristiani insieme nel cuore delle istituzioni europee ….

R. – Sono importanti sia dal punto di vista simbolico che sostanziale; non sono mere cerimonie, ma occasioni di incontro in cui si parla tra di noi e al pubblico, e si dimostra che l’immagine violenta che viene trasmessa dai media come immagine che rappresenta le religioni è sostanzialmente falsata e non bisogna cedere alla tentazione dell’espressione della violenza quando la situazione è differente.

Condivisa, dunque, la consapevolezza della gravità del momento, in qualche modo si avverte che condivisa è anche la speranza di una risposta forte comune .L'incontro promosso dall'Europarlamento rappresenta un appello alle religioni? Padre Patrick Daly, Segretario generale della Comece:

R. – Mi auguro di sì, perché viene riconosciuto che le religioni, e la voce della Chiesa cattolica in particolare ha un valore unico, un carattere specifico per parlare, ispirato dalla Dottrina sociale della Chiesa su una grande gamma di questioni politiche e sociali nell’ambito del progetto europeo. Mi sembra che ci troviamo in un momento chiave nello sviluppo del progetto; ci sono state le elezioni, abbiamo una nuova presidenza e anche la voce di Papa Francesco che ha parlato in modo particolare della dignità umana quando è venuto al Parlamento europeo. Penso che il progetto europeo sia ispirato da una visione nobile dell’essere umano, dell’uomo e della donna. In un momento di crisi c’è la tendenza a dimenticare l’origine nobile del progetto. Dopo l’orrenda sfida della Seconda Guerra Mondiale, i padri fondatori del progetto europeo credevano nella nobiltà dell’uomo, nelle sue possibilità di creare qualcosa di buono, durevole. Abbiamo vissuto 70 anni di pace, di collaborazione, un livello di vita molto alto per tanti cittadini, anche se dal 2008 è stata registrata una crisi. Penso che ci sia una riscoperta del valore dell’essere umano al centro del progetto.

Dell'iniziativa,  il vicepresidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, che ricorda in apertura il messaggio forte lasciato da Papa Francesco alle istituzioni europee nella visita a dicembre scorso a Strasburgo, dice:

R. – E' un messaggio di difesa dei valori, della centralità della persona, della dignità, della solidarietà. Dobbiamo arricchire l’impegno dell’Europa contro il terrorismo e contro il fondamentalismo; è un impegno che si attua anche con azioni militari e di sicurezza per tutelare i nostri valori rafforzando il dialogo religioso facendo in modo che le religioni siano sempre più impegnate per difendere il progetto europeo che è quello della centralità della persona, della solidarietà, della difesa di valori che sono il contrario di quelli che vengono propugnati dai fondamentalisti e dai terroristi.

D. - Il trattato di Lisbona ha istituzionalizzato nel 2009 il dialogo con le religioni, con le Chiese.Questo parlamento ora non solo promuove il dialogo tra le religioni ma le ascolta?

R. – Assolutamente sì, l’Art. 17 del Trattato – io ne sono responsabile nel Parlamento europeo – ci chiede di fare questo, ma non vorrei che si trattasse solo di un impegno formale ma di un’azione sostanziale applicata anche alle criticità di queste settimane, di questi mesi, di questi anni. Quindi utilizzare il dialogo interreligioso per combattere il fondamentalismo e difendere i diritti dell’uomo.

In definitiva, l'Europa rappresentata dall'assemblea dei rappresentanti dei cittadini cerca di trovare vie di azione perché – sottolineano i parlamentari presenti - non si può rispondere solo militarmente al terrorismo. Si parla di integrazione, inclusione. E qualcuno raccomanda di non dimenticare i disperati che sbarcano sulle coste europee del Mediterraneo: mentre si uccide in nome del radicalismo, l'Europa che difende la dignità umana non può non cominciare da quella dei poveri che bussano.








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