2015-03-27 12:29:00

Giornata Mondiale del Teatro. Intervista d'archivio alla Melato


“Il sogno della mia vita sarebbe quello di stare ferma in un luogo e di intepretare una sera la cameriera in un angolo che non dice una parola e la sera dopo una regina. Questo mestiere andrebbe fatto così, ma non ce lo possiamo permettere”. Nella Giornata Mondiale del Teatro, recuperiamo questa intervista a Mariangela Melato realizzata a Roma nel 2001. La versatile attrice, che ci ha lasciato nel 2013 a 71 anni dopo una lunga malattia, si raccontava ai nostri microfoni, confidando di essere “capace ancora di sorpresa”.

“Sono curiosa, – diceva - sono molto attenta a quelli che mi circondano, alle persone umili, anonime, ‘piccole’, che forse a volte mi hanno insegnato ancora di più dei grandi maestri”. Lei, che ha cavalcato le scene fino allo stremo, ricordava la prima volta che era stata a teatro: “E’ stato quando sono andata io a fare un saggio per essere presa all’Accademia a Milano. Non ero mai salita su un palcoscenico, non ero mai stata in un teatro. Mi affascinava però, il teatro; non parlerei di vocazione, ma avevo sempre pensato che parlare da un palcoscenico sarebbe stato il massimo per vincere la mia insicurezza”. E proprio il teatro ha avuto il primato nella sua vita: “Credo che per un attore e per un’attrice il teatro sia assolutamente indispensabile. Secondo me non esistono grandi attori che non sanno fare teatro. Poi si può scegliere di fare altro, cinema, tv. Ma io parlo di attori quando so che sanno stare anche a teatro. E’ lì che un attore vive la sua natura vera. Quando fa vivere una storia e un personaggio davanti ad altri che lo guardano contemporaneamente, senza trucchi, senza infingimenti. Solo con le armi che ha a disposizione, che poi sono tante: il corpo, il pensiero, la voce. E’ lì che parliamo di creazione totale. Il teatro insomma è banco di prova più forte”.

Mariangela Melato ovvero aspirazione alla perfezione. “Io faccio continuamente bilanci – diceva - sono una infelice se parliamo di quanto io sono contenta di me. Mi aspetto il massimo da me, mentre dagli altri no. Ma so perfettamente che gli sbagli mi sono serviti”. Come ci si mantiene giovani? “Io vivo molto nel presente”. E se dovesse dipingere la sua vita, visto che un suo desiderio è stato di diventare una pittrice? “Inventerei una immagine molto forte, pur non essendo molto legata alla natura darei l’immagine di un grande bosco, d’autunno, con un rosso marcato, e con tanti colori. Una natura calda”. Tinte forti, dunque, per un’attrice che non affrontava mai un personaggio se prima non aveva trovato il suo modo di muoversi, di camminare, di tenere le mani, di atteggiare la faccia. “Quando l’ho trovato fisicamente penso al resto. Questo in genere fa arrabbiare i registi e non è qualcosa di cui la gente si accorge”. Come ha trovato il suo stile? “L’unicità bisogna coccolarsela. Credo che la mia ricerca sia stata sempre quella della verità, la più difficile da conquistare. Far nascere tutto dentro di noi e non in modo esteriore. La ricerca è infinita. Questa è tuttavia la cosa che mi piace di più. Arrivare senza effetti. Credo nell’assoluta semplicità ed essenzialità. Quando si giunge ad ottenere questo anche nel cinema, nella televisione, è bellissimo. Consiglio ai giovani di capire se fare l’attore è una vera passione o se una passione artefatta. Non è facile mantenerla la passione. Studiare studiare ma perseverare. La passione la si può perdere, è un fiorellino che va innaffiato, va protetto. E’ difficile”. 



 








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