2015-03-28 14:41:00

Belletti: in Ddl Cirinnà diritti adulti prevaricano diritti minori


“Una forzatura ideologica” per trattare realtà diverse come fossero uguali: così il segretario generale della Cei Nunzio Galantino ha definito il Ddl Cirinnà sulle unioni civili, che di fatto le equipara al matrimonio aprendo la strada alle adozioni da parte di persone dello stesso sesso, anche se formalmente limitate ai figli biologici del partner. Il Ddl è stato approvato dalla Commissione giustizia del Senato. Ma come affrontare il tema dei diritti delle persone con tendenze omosessuali? Emanuela Campanile lo ha chiesto a Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari:

R. – Il tema dei diritti delle persone omosessuali è un tema serio, è un tema che va affrontato bene. Noi assolutamente siamo pronti a sottoscrivere e a sostenere qualunque progetto che difenda i diritti delle persone in queste unioni affettive. Ma da lì a trasformarle in un matrimonio, con responsabilità genitoriali ed assimilarle pienamente all’art. 29 della Costituzione, questo è impensabile! La stessa Corte Costituzionale ha detto che è una posizione troppo squilibrata. Quindi sì ai diritti delle persone in queste relazioni affettive; no assolutamente ad una simulazione del matrimonio. Tra l’altro la proposta Cirinnà è proprio ambigua, intenzionalmente ambigua: non chiama “matrimonio” quello che poi lo diventerà. Le regole che pone il Ddl Cirinnà di fatto già costituiscono un matrimonio tra persone omosessuali. Ma il matrimonio è un’altra cosa: l’istituzione di cui ha bisogno un Paese, il sistema di protezione dell’infanzia esige altre caratteristiche. Bisognerebbe riaprire un dibattito serenamente. Per fortuna il tempo c’è, perché questo passaggio del Disegno di Legge Cirinnà è solo il primo di una lunga serie di dibattiti parlamentari.

D. – Quali sono eventualmente i vostri strumenti per riuscire nelle prossime settimane ad emendare questo testo?

R. - Già nel dibattito parlamentare ci sono alcune proposte di legge che corrispondono a questi criteri, a queste logiche di rispetto della Costituzione. Noi stiamo dialogando con i parlamentari di tutti i partiti, siamo andati in audizione: peccato che la senatrice Cirinnà, quando abbiamo iniziato la nostra audizione, sia palesemente e ostentatamente uscita dall’aula ... A conferma, quindi, di un atteggiamento di totale chiusura all’ascolto con posizioni diverse. Credo che non possiamo lasciare il destino della famiglia a posizioni di questo tipo. Però siamo pronti ad aprire un tavolo di lavoro anche con la senatrice Cirinnà e con tutti coloro che hanno a cuore la questione famiglia e la protezione delle persone che vivono in queste unioni affettive.

D. – Vogliamo spiegare che cosa implica l’apertura alla cosiddetta “adozione interna” alla coppia in questione e che cosa significa?

R. – L’adozione interna o “Stepchild adoption” (adozione del figliastro, ndr) è l’idea che se un bambino è figlio di uno dei due partner di questa unione, l’altro partner può diventarne padre o madre a pieno titolo: quindi viene adottato. Noi, su questo tema, chiediamo che venga costruito un meccanismo che sia più simile all’affidamento o al tutore. Perché altrimenti su questo poi si innesta il fatto che con provvedimenti dei tribunali, con sentenza delle varie corti, si riconosce che la genitorialità può essere tranquillamente affidata a persone delle stesso sesso. Noi crediamo, invece, che – come l’art. 29 della Costituzione e come l’impianto normativo – per educare un bambino servano un maschile e un femminile. La diversità sessuale è decisiva nel garantire al bambino la migliore protezione. E’ anche la logica della legge sull’adozione internazionale: l’adozione internazionale chiede una coppia sposata, una coppia eterosessuale, per dare la migliore condizione possibile a bambini che sono già in difficoltà. Quindi il tema dei figli va custodito, va garantita la continuità delle relazioni educative ed affettive, ma non si può usare questo per introdurre diritti degli adulti sui bambini. Ecco, questo ci preoccupa molto nella logica del Ddl Cirinnà: è come se fosse attento esclusivamente ai diritti assoluti degli adulti. Invece sulla questione bambini, il diritto superiore del minore prevale!








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