2015-03-29 15:09:00

Repubblica del Congo: Onu approva ritiro parziale contingente


Le Nazioni Unite hanno rinnovato per un anno il mandato alla missione nella Repubblica democratica del Congo,MONUSCO, ma riducendo del 10% i caschi blu. Ventimila attualmente gli uomini presenti. La decisione dopo le tensioni con Kinshasa, che chiede una rapida partenza dei peacekeeper. Intanto è drammatico l’allarme lanciato da fonti mediche secondo cui è in aumento lo stupro sistematico su bambini. Sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo e la violazione dei diritti umani in alcune zone del Paese, Marco Guerra ha intervistato il direttore di Nigrizia padre Efrem Tresoldi:

R. – Io penso che sia un segnale abbastanza confortante, da una parte, perché sapere che c’è questa modesta riduzione e che sull’effettivo di 20 mila ne vengano ritirati 2 mila è senz’altro un piccolo segno di una maggiore stabilità. E sappiamo anche che queste truppe dell’Onu hanno oggi un maggiore potere pro-attivo e quindi di fronte a possibili attacchi di gruppi ribelli possono intervenire con maggior forza ed efficacia. E quindi c’è anche questo fatto. Se questo è un po’ l’aspetto positivo, dall’altro, sappiamo come ci sia una pressione da parte del governo di Joseph Kabila, presidente del Congo, che vorrebbe invece una riduzione sostanziale delle truppe Onu, addirittura un ritiro di circa 6 mila uomini. Però questo andrebbe contro quello che è il parere della gente del posto e soprattutto della Federazione internazionale dei diritti umani, che sostiene invece che sia ancora necessaria una presenza stabile e forte da parte della MONUSCO in questo momento. Uno dei motivi principali sta nel fatto che nel 2016 si dovrebbero tenere le elezioni politiche nel Paese: un cammino piuttosto difficoltoso; un processo che ha avuto finora diversi incidenti, anche a motivo del fatto che Kabila ha cercato di modificare la Costituzione per ricandidarsi una terza volta. Questo ha trovato forte opposizione da parte della società civile e anche da parte di voci della Chiesa cattolica. Quindi nuove forme di violenza potrebbero scatenarsi.

D. – Particolarmente critica negli ultimi anni è stata la situazione nelle province orientali e in particolare in Nord Kivu. Com’è adesso la situazione?

R. – Se ascoltiamo la voce del governo, si dovrebbe dire che c’è un miglioramento, dovuto al fatto che l’intervento – anche negli ultimi tempi – delle forze armate regolari congolesi ha liberato alcuni centri che erano in mano ai ribelli della Forza democratica di liberazione del Ruanda. Sappiamo, però, che ci sono anche altri gruppi ribelli, che sono invece finanziati dal Ruanda, dal Burundi e dall’Uganda – come dimostrato dai vari rapporti dell’Onu – che continuano ad essere effettivi. Quindi, una riduzione del personale da parte dell’Onu darebbe più spazio a questi ribelli per continuare nelle loro azioni criminali.

D. – Un altro allarme di questi giorni è relativo al drammatico fenomeno dello stupro sistematico sui bambini, denunciato da un noto medico congolese davanti al Parlamento europeo…

R. – Questo va ad aggiungersi a un’altra drammatica situazione – che conosciamo bene – dello stupro di massa delle donne: donne che sono state violentate da questi gruppi ribelli. Adesso si aggiunge questa nuova accusa dello stupro dei bambini, che sono quindi costretti poi a diventare bambini-soldato attraverso questo orrendo crimine nei loro confronti. Questo direi che serve proprio a queste milizie, che hanno il controllo di alcune zone del territorio dove ci sono queste miniere illegali, dove si estrae l’oro, il coltan e altri minerali importanti per l’industria elettronica soprattutto. Questa denuncia ci fa capire ancora una volta come sia, invece, importante tenere alto il livello di guardia per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, che ancora si consumano nell’est, nella zona del Kivu del Congo.  Questo medico, Denis Mukwege, insignito del Premio Sakharov dal Parlamento Europeo, è senz’altro una voce molto, molto autorevole: è l’uomo che è diventato un po’ il simbolo della rinascita, della ricostruzione della società civile nell’Est del Congo. Dovremo dire, ancora una volta, che la Comunità internazionale non può guardare dall’altra parte e dimenticarsi di questa realtà.








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