2015-03-29 19:11:00

Fiom ancora critica sul Jobs Act. Per Acli priorità è lotta a povertà


Il leader della Fiom Maurizio Landini tona sulla manifestazione di ieri a  Roma. Landini ha detto che “Renzi ha cancellato l'articolo 18, Berlusconi di fronte alle proteste dei sindacati, alle proteste che ci furono si fermò”. 

Per le Acli però bisogna aspettare prima di giudicare il Jobs Act. Tra le principali proposte sostenute dall'associazione vi è il Reddito di inclusione sociale (Reis) per i sei milioni di cittadini al di sotto della povertà assoluta e per sostenere la domanda interna. "L'autonomia delle Acli dai partiti – ha affermato Gianni Bottalico, in occasione della manifestazione di Fiom e Cgil e della nascita della Coalizione Sociale - non significa equidistanza e tantomeno indifferenza rispetto ai contenuti della politica. Le Acli sentono come prioritario il compito di interpretare e di dare rappresentanza a questa nuova questione sociale che è esplosa con la crisi. Formuliamo una serie di proposte che sottoponiamo all'attenzione della politica. Quelle forze politiche che più sapranno interpretare nel segno della solidarietà e della democrazia i problemi economici e sociali posti dalla crisi, saranno quelle destinate ad avere maggiore influenza nella vita politica del Paese ed in Europa"

R. – Se c’è una emergenza sociale nel Paese, indubbiamente è quella relativa alla povertà assoluta, che noi  – insieme all’Alleanza contro la povertà – continuiamo a chiedere che venga inserita nell’agenda del Paese. Senza nulla togliere al Jobs Act che, in questo momento, è una riforma del mondo del lavoro ancora iniziale e sulla quale vedremo e ragioneremo.

D. – Non le sembra, però, che sulla lotta alla povertà la classe politica stia reagendo poco e male?

R. – Noi siamo stati ricevuti, la settimana scorsa, dal sottosegretario Delrio, che ci ha date ampie assicurazioni che il tema della povertà sarebbe entrato immediatamente nell’agenda del governo. E’ chiaro che fino ad oggi nulla è stato fatto! L’importante è non confondere – come si rischia, invece, di confondere oggi  nell’agenda politica – il tema del reddito di inclusione sociale, come lo abbiamo proposto noi, rispetto al reddito di cittadinanza. Proposte, queste, che rischiano di essere improponibili proprio per l’enormità delle risorse da mettere in campo: le risorse che abbiamo chiesto sono risorse sicuramente significative, ma non certamente quelle che sento oggi rispetto ai redditi di cittadinanza o altre proposte, che parlano di 15-24  miliardi di euro da mettere in campo.








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