2015-03-29 11:36:00

41 morti in Nigeria, ancora al voto per problemi tecnici


In Nigeria sale a 41 vittime il bilancio degli attacchi di Boko Haram, avvenuti ieri in coincidenza delle operazioni di voto per eleggere presidente e parlamento. Ed oggi almeno 300 seggi in tutto il Paese dovranno riaprire le urne a causa dei rinvii dovuti a "problemi tecnici" del nuovo sistema elettronico.  I primi risultati ufficiali sono attesi non prima della serata di lunedì. Il servizio di Marco Guerra:

Il voto per il rinnovo del parlamento e la scelta del nuovo presidente è stato segnato dagli attacchi di Boko Haram, nel nord-est del Paese, roccaforte dei fondamentalisti islamici. Almeno 41 le vittime di cinque distinte azioni. Orrore, in particolare, per la decapitazione di 23 persone nel villaggio di Buratai. A centinaia di persone è stato poi impedito di votare, sotto la minaccia delle armi. Violenze e tre vittime registrate anche nel sud, ma si tratta di scontri tra fazioni rivali.  Intanto si vota anche oggi in 300 seggi su 150.000, per via dei problemi legati al sistema di rilevazione biometrica dei dati personali nel voto elettronico, mai provato prima in Nigeria.  La Independent National Electoral Commission (Inec) ha dichiarato che i risultati non si avranno prima di 48 ore dalla chiusura dei seggi. Secondo i sondaggi si delinea un testa a testa tra il presidente uscente Goodluck Jonathan e il suo storico sfidante, l'ex generale Muhammadu Buhari, già alla guida del Paese tra il 1983 e il 1985. Nei giorni scorsi Jonathan e Buhari hanno siglato un accordo assicurando che rispetteranno il risultato del voto, a patto che si svolga senza brogli, per evitare le violenze seguite alle elezioni del 2011.

 

Ma quanto è importante questo voto per la Nigeria, anche a fronte delle atrocità dei Boko Haram? Ne parla il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Non soltanto di fronte alla violenza di Boko Haram, ma anche davanti alla situazione abbastanza grave dell’economia nigeriana  – per non parlare poi di tutto l’aspetto politico e sociale in generale che da qualche anno sta peggiorando  – tanti nigeriani hanno la speranza che queste elezioni daranno la possibilità di cambiare pagina, in un modo o nell’altro.

D.  – Soprattutto nel nordest continuano gli attacchi dei Boko Haram. La popolazione ha paura?

R.  – Malgrado le attività serrate delle Forze armate nigeriane e dei Paesi vicini, quella zona non è completamente al sicuro. La gente non può tornare nelle proprie case, molte sono state distrutte, ma oltre a questo non si sente sicura. I terroristi di Boko Haram sono ancora in giro.

D.  – Qual è la strategia degli estremisti?

R.  – Dicono che vogliono un governo islamico basato sulla "sharia", secondo il loro modo di vedere le cose. Perciò hanno cominciato a prendere dei territori, instaurando il loro "califfato" islamico. Grazie a Dio, questo loro scopo non è condiviso dalla grande maggioranza dei musulmani nigeriani, infatti tanti sono stati vittime dei loro atti terroristici. Tutti i nigeriani, musulmani e cristiani, sono coinvolti negli sforzi di rimuoverli dal nostro territorio. Per quanto riguarda la situazione del nordest, posso dire che è veramente drammatica. Due diocesi, quella di Maiduguri e quella di Yola, sono state distrutte per gran parte dai Boko Haram. Molti sono scappati, tanti sono profughi e vanno verso zone più sicure, alcuni sono venuti addirittura ad Abuja. In questa situazione, la Chiesa ha cercato di stare vicino a questa gente. Tante delle nostre chiese e parrocchie sono già state distrutte, persino monasteri, conventi, scuole: tutto distrutto! Allora quando la guerra finirà, speriamo presto, dobbiamo tornare e rifare tutto da capo.

D.  – Sia Goodluck Jonathan, sia Buhari sono stati già al potere. Quali sono le richieste allora della Nigeria al futuro presidente?

R.  – Chiunque vince, deve affrontare problemi gravi del Paese. Il partito dell’opposizione ha adottato il concetto di "cambio" come slogan elettorale, mentre il governo al potere ha privilegiato quello di "continuità nel progresso".

D.  – Quali sono i gravi problemi della Nigeria?

R.  – Prima di tutto quello della sicurezza. La parte meno sicura è il nordest dove ci sono i Boko Haram, ma anche nel resto del Paese ci sono banditi che girano quasi senza controllo. Poi, c’è il grande problema della corruzione, quello dell’integrazione nazionale per quanto riguarda le nostre diversità etniche e religiose. Tutto questo richiede innanzitutto che si sappia governare.

D.  – Il Papa nelle sue preghiere ricorda sempre la Nigeria e sta inviando in queste ore la propria solidarietà per le famiglie nel nord del Paese. Quanto è importante la vicinanza di Francesco?

R.  – La solidarietà pratica, in senso di aiuto economico, che il Santo Padre ci ha inviato per noi è un grande conforto, un grande incoraggiamento. Lo abbiamo fatto sapere ai nostri connazionali per mostrare l’interesse del Papa verso i problemi della nostra gente, perché tutti soffrono, cristiani e musulmani. Poi, l’ultima lettera che ha mandato ai vescovi locali ha portato una grande gioia non solo a noi presuli cattolici, ma anche al resto del Paese, che ha visto questo testo come la dimostrazione dell’interesse del Santo Padre per le questioni nigeriane. È un grande incoraggiamento, per continuare sulla strada della riconciliazione, del dialogo, della pace, rifiutando ed evitando quella facile tentazione di furia e di vendetta.

 

 








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