Quattro anni di conflitto, oltre 220mila morti, più di 7 milioni di sfollati, aiuti umanitari necessari per quasi 12 milioni di persone: sono questi i numeri del conflitto in Siria, definito dall’Onu “la più grande sfida umanitaria della nostra epoca”. Di fronte a tale drammatico bilancio, l’organismo cattolico “Sviluppo e pace”, membro della Conferenza episcopale canadese, ha lanciato una petizione al governo di Ottawa, affinché faccia tutto il possibile per tutelare la popolazione civile.
Necessario l’intervento della comunità internazionale
In una nota, Sviluppo e pace ricorda anche che il conflitto siriano si ripercuote
sull’insieme della regione, dato che “quasi 4 milioni di persone sono fuggite dalla
Siria per trovare rifugio in Libano, Turchia e Giordania” e “tra loro ci sono circa
1,7 milioni di bambini”. “La crisi – prosegue la nota – ha ripercussioni sociali ed
economiche senza precedenti sui Paesi ospiti della regione. Essa colpisce la loro
stabilità ed esacerba le loro vulnerabilità preesistenti, esercitando una pressione
immensa sui servizi sociali di base e creando competizione a causa delle risorse limitate”.
Queste nazioni, sottolinea Sviluppo e pace, “non possono assumersi la responsabilità
di accogliere e proteggere i rifugiati, senza l’aiuto e l’intervento della comunità
internazionale”.
Porre fine al conflitto per via diplomatica
Di qui, l’appello al governo canadese: “Non possiamo restare a braccia conserte –
conclude l’organismo caritativo – Agiamo subito e firmiamo una petizione chiedendo
al governo canadese di fare tutto ciò che è in suo potere per proteggere i civili
in Siria e per porre fine al conflitto per via diplomatica”. (I.P.)
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