2015-04-03 12:30:00

Furlan (Cisl): serve riforma fisco e politica industriale


Sindacati preoccupati per l’aumento della pressione fiscale che ha toccato il 50.3%. Intanto, il governo fa gli ultimi ritocchi al Def, il Documento di economia e finanza, che approda martedì prossimo al Consiglio dei ministri con le ultime stime che l’esecutivo programma di realizzare per il prossimo triennio. Alessandro Guarasci ha sentito il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan:

R. – Una riforma di cui si ha davvero bisogno è proprio quella del fisco. Il fisco pesa troppo, in modo particolare sul lavoro, sulle famiglie e sulle pensioni. Si deve fare assolutamente il contrario. E visto che il governo non si muove in questa logica, la Cisl, la nostra organizzazione, sta promuovendo la raccolta di firme per una legge popolare che, di fatto, si traduca con un messaggio molto chiaro: mille euro all’anno in meno di fisco nelle tasche degli italiani sotto i 40 mila euro di reddito. Ce n’è davvero bisogno. Noi stiamo raccogliendo le firme e vogliamo rendere protagonisti i cittadini e le cittadine e speriamo davvero che questa proposta diventi poi legge per tutti.

D. – I consumi aumentano di uno zero virgola, vuol dire che il bonus degli 80 euro non ha avuto effetto?

R. – Purtroppo, i bonus degli 80 euro sono stati immediatamente assorbiti dai tanti aumenti di tasse locali.

D. – Il governo sembra puntare molto sul contratto a tutele crescenti per rilanciare l’occupazione. Non sarà che, però, in Italia manca una vera politica industriale?

R. – Assolutamente sì, purtroppo. Per le aziende, finalmente, prima volta nella storia, è più conveniente assumere con contratto a tempo indeterminato che con altre tipologie contrattuali, però questo non basta. I nuovi posti di lavoro innanzitutto bisogna crearli. E i nuovi posti di lavoro si fanno con una politica industriale, una politica di crescita e di sviluppo che oggi è assolutamente mancante.

D. – Se gli altri sindacati dovessero indire un referendum sul "jobs act", voi come risponderete?

R. – Intanto, il "jobs act" non è ancora terminato. Vi sono importanti, importantissimi decreti che devono ancora venire alla luce. Penso a quello sugli ammortizzatori sociali e ancora di più a quello sulle politiche attive del lavoro, e cioè l’accompagnamento reale da un posto di lavoro ad un altro, per un lavoratore che perde il lavoro o per un disoccupato che non riesce a trovarlo. Io non credo che oggi fare un referendum sia la risposta. Oggi, la risposta deve essere: essere presenti ai tavoli di contrattazione col ministro Poletti su questi argomenti importanti e fare sino in fondo la nostra parte.








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