2015-04-03 13:57:00

Nucleare iraniano, governo israeliano boccia l'accordo


Il Consiglio di difesa israeliano ha respinto "in maniera compatta" l'intesa raggiunta ieri in Svizzera sul nucleare iraniano e che si definirà a giugno. Secondo quanto stabilito, la Repubblica islamica, in cambio del taglio delle sanzioni, garantisce all’occidente la riduzione delle centrifughe e delle strutture di arricchimento dell'uranio e l’apertura ai controlli. Il presidente Rohani ha assicurato che ora Teheran potrà cooperare con il mondo.

Rabbia invece in Israele, dove la convinzione è che gli iraniani continueranno con la ricerca per arrivare all’atomica. Un accordo finale, ha avvertito il premier israeliano Netantyahu, dovrà richiedere a Teheran un chiaro impegno nel riconoscere il diritto di Israele ad esistere. Il mondo ora è  davvero oggi più sicuro, come dicono gli Stati uniti, o l’accordo è solo una soluzione temporanea?  Gabriella Ceraso ne ha parlato con Giorgio Alba ricercatore ed esperto di nucleare

R. – Questo è un accordo politico, non è ancora un accordo tecnico e modifica completamente le prospettive future: indica una volontà politica, soprattutto da parte dell’Iran, di rinunciare ad avere un’opzione nucleare almeno per la durata dell’accordo.

D. – Guardando al programma e quindi alle centrifughe, alle modalità di arricchimento dell’uranio, sono fatti consistenti?

R. – I pericoli principali erano gli impianti segreti e le centrifughe che potevano essere costruite e attivate in strutture al di fuori dei controlli dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Quindi, il limitare le centrifughe già note è un aspetto secondario rispetto all’altra parte dell’accordo che invece è molto più importante, cioè il fatto che nessun altro Paese al mondo nei prossimi dieci-quindici anni avrà un livello così elevato di ispezione. Questo significa che l’Iran per accettare un accordo di questo tipo ha messo completamente da parte gli eventuali sviluppi militari. Quindi, sarà necessario un dialogo costante negli anni e nel momento in cui gli ispettori vengono espulsi, l’Iran, in teoria, potrebbe sviluppare un programma militare come ha fatto la Corea del Nord.

D. – Secondo lei, nell’area mediorientale questo accordo quali ripercussioni avrà?

R. – Su alcune questioni, come l’Is in Iraq e in Siria, c’è uno spazio per un implicito aiuto. Su altre questioni, c’è un forte rischio di escalation. Penso al coinvolgimento dell’Arabia Saudita e dell’Egitto nella guerra civile in Yemen, che vede l’Iran supportare la fazione che attualmente è vincente.

D. – E invece sul fronte economico le sanzioni che si allenteranno nel tempo da parte di America e Unione Europea quali risvolti pratici avranno?

R. – Togliere le sanzioni all’Iran potrebbe produrre discreti benefici per le compagnie europee principalmente, che vedranno riaperti i canali di comunicazione e quindi potenziali contratti in Iran: penso a Airbus, ma anche alla Boing nel settore aereo e a società italiane nel settore petrolifero. Per quanto riguarda invece l’Iran, i vantaggi derivanti dalla rimozione delle sanzioni sono più economici e politici perché il basso prezzo del petrolio – quindi anche del gas naturale – non permette la possibilità di ottenere grandi entrate.

D. – Che cosa significa quando si dice che con questo accordo comunque l’Iran continuerà le sue ricerche la sua sperimentazione?

R. – L’Iran ha una serie di scienziati, di addetti ai lavori, che nel corso dei prossimi dieci-quindici anni non possono essere licenziati, perdere il lavoro e la propria capacità. Neanche gli Stati Uniti vogliono questo, perché altrimenti accadrebbe quello che è accaduto con lo scioglimento dell’Unione Sovietica: scienziati che perdono il lavoro e che vanno in altri Paesi a esportare le loro competenze sul nucleare. È utile che rimangano in Iran, è utile che si concentrino su alcuni progetti che la comunità internazionale, e in particolare quella scientifica, potrà seguire e valutare da un punto di vista scientifico.

D. – Quello che si è saputo su questo accordo, secondo lei, è effettivamente tutto quello che si sono detti, o c’è altro che noi non sapremo mai?

R. – C’è tanto che noi non sapremo mai. È chiaro che l’Iran sicuramente ha tentato di sviluppare delle tecnologie nucleari militari in passato. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi accettano implicitamente di non fare troppe domande: l’importante è che da adesso in poi finisca quello che è stato fatto di sbagliato in passato.








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