2015-04-06 13:06:00

L'umanità riscattata dal Risorto nella pittura di Tiziano


La Risurrezione, culmine della Storia della salvezza e speranza certa di chi, come i martiri, ha conformato la vita a Cristo. Sono questi i temi al centro del polittico Averoldi, capolavoro dipinto ad olio su tavola da Tiziano nel 1522 per la Collegiata dei Santi Nazaro e Celso a Brescia. L’opera è suddivisa in cinque scomparti: al centro il Risorto vittorioso con il vessillo crociato, ai lati l’annunciazione della Vergine, i Santi  eponimi della chiesa e San Sebastiano. Il servizio di Paolo Ondarza:

L’umanità è riscatta da Cristo Risorto che si impone su un cielo albeggiante. Il buio della notte è vinto dalla luce eterna. Il pennello di Tiziano nel polittico Averoldi diviene strumento di lode a Dio ed esaltazione del Kerigma. Lo storico dell’arte, Rodolfo Papa:

R. – Il dipinto ha tutta la potenza e la forza del Tiziano giovane. Prende a modello per il Cristo sicuramente il Torso del Belvedere, modello per tantissimi artisti. Qui viene riproposto per raffiguare il Cristo atleta.

D. – La forza fisica sta a rappresentare la vittoria, la forza spirituale…

R. – Certo, come ci dice la sequenza di Pasqua, “Dux vitae mortuus regnat vivus”: è proprio l’idea del combattimento tra la vita e la morte. Vince la vita sulla morte e quindi vince Cristo. Tiziano mette in mano a questo Cristo atleta, capace di lottare con gli inferi e sconfiggerli definitivamente, la bandiera della vittoria, la bandiera della Croce. La Croce è il simbolo della pace. La bandiera crociata non è un simbolo di guerra ma rappresenta, in tutta la tradizione cristiana, la vittoria sulla morte, la sconfitta della morte.

D. – Questa fisicità di Cristo rimanda alla Risurrezione del corpo che attende chi crede, alla Risurrezione della carne. E' un Cristo spirituale, ma soprattutto fisico...

R. – In realtà, è questa la grande spiritualità cristiana che se dimentica la carne diventa spiritualista e quindi rischia di diventare disincarnata e di conseguenza non comprendere più nemmeno il senso della Risurrezione. La corporeità è al centro del cristianesimo. Ce lo dice Tertulliano e ce lo dice lo stesso Gesù risorto, quando parla con Tommaso. Infatti, qui Tiziano – probabilmente anche su volere e giudizio del committente, il legato pontificio Averoldi – pone il corpo di Cristo risorto tra l’Angelo Gabriele e Maria.

D. – Perché questa scelta dell’Annunciazione a cornice della Risurrezione?

R. – Maria, nel momento in cui viene incontrata dall’Angelo, sa qual è il destino del Figlio. Qual è il punto? Quel "sì" significa diventare seguaci di Cristo. Seguire Cristo non è a parole: è una cosa che invade totalmente tutta la vita.

D. – Ed ecco che nei riquadri inferiori del Polittico Averoldi, Tiziano rappresenta i martiri che hanno conformato la loro vita a Cristo. Il martirio ha una dimensione attuale?

R. – Certo. Innanzitutto, non c’è momento della storia in cui il martirio non ci sia stato. Ma in questo momento abbiamo visto una esplosione totale del martirio dei cristiani, la persecuzione dei cristiani: e quello che fa impressione – lo abbiamo visto in alcune scene, quei martiri copti o questi giovani in Kenya – è vedere che il fedele non fa un passo indietro: chi segue Cristo, sa che questa è la strada.

D. – Questa certezza che in Cristo c’è la vita sembra quasi rappresentata dal parallelo che c’è tra il corpo sofferente di San Sebastiano colpito dalle frecce e il corpo trionfante c di Cristo…

R. – Esatto, perché quella è la speranza e nel dipinto viene rappresentata come certezza.

D. – L'effetto di controluce nel quale si staglia la figura di Cristo, sole che sorge, ha un significato molto forte per la fede anche di chi contempla il mistero pasquale attraverso quest’opera…

R. – Un sole che sorge noi lo vediamo salire dal basso, ma questo è un sole che sorge dall’alto. L’incarnazione vede Gesù totalmente uomo e totalmente Dio. E questa fisicità è la dimensione della fede cristiana e quella che impronta di sé tutta l’arte cristiana.

D. – Quale la fortuna artistica di quest’opera?

R. – Nel momento in cui venne vista, ebbe sicuramente una grandissima influenza sulla pittura bresciana, lombarda in generale. Ma quella luminosità, quella atleticità, quella corporeità noi poi la ritroveremo completamente ripensata, mescolata con Michelangelo, mescolata con Raffaello, mescolata per certi versi con i pittori del primo e del secondo manierismo, in Caravaggio.

D. – C’è qualche testimonianza del rapporto di Tiziano con la fede?

R. – E’ certo che Tiziano in questo momento storico abbia una profonda conoscenza iconologica, iconografica, spirituale dei testi e che sa dire fortemente la propria fede. Ci vuole ancora un bel po’ di tempo perché ci si ponga di fronte la questione dei rapporti che egli ebbe in anni successivi con aree protestanti d’oltralpe. Però, poi, alla fine della vita, Tiziano sicuramente è un uomo di profonda fede che dipinge.








All the contents on this site are copyrighted ©.