2015-04-06 12:32:00

Papa: tanti cristiani perseguitati, mondo non guardi altrove


Un “crimine inaccettabile”, spero vivamente che “la comunità internazionale “non rivolga lo sguardo da un’altra parte”. Al Regina Coeli del Lunedì dell’Angelo, Papa Francesco è tornato a chiedere agli Stati un maggiore coinvolgimento in difesa dei cristiani perseguitati. A tutta la Chiesa, poi, l’esortazione a portare ovunque la gioia della Risurrezione, con i fatti più che con le parole. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“Silenzio complice” lo aveva definito sommessamente al Colosseo, coinvolgendo tutti, attraverso la Passione di Cristo, nello strazio causato dalla spietata caccia all’uomo anticristiana scatenata in troppe parti del mondo. Al Regina Coeli, il giorno dopo Pasqua, il grido di Francesco è di nuovo alto, stavolta per scuotere da un generale immobilismo chi potrebbe fare qualcosa per proteggere i cristiani perseguitati.

Nessuna inerzia
L’occasione, ai saluti che chiudono la preghiera mariana, la offre al Papa la presenza in Piazza San Pietro del Movimento “Shalom“, giunto – ricorda – “all’ultima tappa della staffetta solidale per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo”:

“Loro sono i nostri martiri di oggi e sono tanti; possiamo dire che siano più numerosi che nei primi secoli. Auspico che la comunità internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari. Auspico veramente che la comunità internazionale non rivolga lo sguardo da un’altra parte”.

Più con la vita che con le parole
L’appello del Papa conclude una riflessione incentrata prima del Regina Coeli sulla speranza della Risurrezione, che nasce dal sepolcro vuoto della mattina di Pasqua e che riparte, sottolinea, dalla “periferia” della Galilea. Francesco chiede per tre volte alla folla sotto la sua finestra di ripetere la madre di tutte le notizie, “Cristo è Risorto”. Annuncio, soggiunge, che “dovrebbe trasparire sul nostro volto, nei nostri sentimenti e atteggiamenti, nel modo in cui trattiamo gli altri”:

“Noi annunciamo la risurrezione di Cristo quando la sua luce rischiara i momenti bui della nostra esistenza e possiamo condividerla con gli altri; quando sappiamo sorridere con chi sorride e piangere con chi piange; quando camminiamo accanto a  chi è triste e rischia di perdere la speranza; quando raccontiamo la nostra esperienza di fede a chi è alla ricerca di senso e di felicità”.

Sette giorni, un “unico giorno”
Nell’augurare una settimana all’insegna della “gioia della Risurrezione – e nel rinnovare l’invito a leggere ogni giorno un brano legato a questo evento cardine del cristianesimo – Francesco termina richiamando l’attenzione sul fatto che la liturgia considera l’Ottava di Pasqua come “un unico giorno”, perché – spiega – la grazia del mistero “si imprima nel nostro cuore e nella nostra vita”:

“La Pasqua è l’evento che ha portato la novità radicale per ogni essere umano, per la storia e per il mondo: è il trionfo della vita sulla morte; è festa di risveglio e di rigenerazione. Lasciamo che la nostra esistenza sia conquistata e trasformata dalla Risurrezione!”.








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