2015-04-07 13:07:00

Corte Strasburgo: condanna Italia per tortura a Scuola Diaz


La Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per tortura per l'irruzione delle  forze dell'ordine alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. La Corte - riferisce l'agenzia Adnkronos - ha stabilito  all'unanimità che i maltrattamenti subiti dalle persone presenti nella scuola Diaz di Genova da parte delle forze dell'ordine "devono essere  qualificati come 'tortura'", ai sensi dell'articolo 3 della Convenzione dei Diritti dell'Uomo. La decisione è nata dal ricorso presentato da Arnaldo Cestaro, 62enne all'epoca dei fatti, presente nella scuola al momento dell'irruzione della polizia e vittima di  percosse che gli procurarono fratture multiple. 

Diritto penale italiano inadeguato a prevenire atti di violenza della polizia
Secondo la Corte di Strasburgo, la mancata identificazione degli  autori materiali dei maltrattamenti dipende "in parte dalla difficoltà oggettiva della procura a procedere a identificazioni certe, ma al tempo stesso dalla mancanza di cooperazione da parte della polizia". Ma, secondo la Corte, il diritto penale italiano è anche "inadeguato e privo di disincentivi in grado di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte della polizia".

Maltrattamenti inflitti in maniera totalmente gratuita
In particolare per quanto riguarda il caso di Cestaro, "aggredito da parte di alcuni agenti a calci e a colpi di manganello", la Corte sottolinea "l'assenza di ogni nesso di causalità" fra la  condotta dell'uomo e l'utilizzo della forza da parte della polizia nel corso dell'irruzione nella scuola. E i maltrattamenti "sono stati inflitti in maniera totalmente gratuita" e sono qualificabili come  "tortura".

Sui fatti la reazione delle  autorità italiane è stata "inadeguata"
Inoltre la Corte europea dei Diritti dell'Uomo osserva che gli agenti  che hanno aggredito Cestaro non sono mai stati identificati, non sono  stati oggetto di un'inchiesta e restano "impuniti". E "si rammarica  che la Polizia italiana possa aver rifiutato impunemente alle autorità competenti la collaborazione necessaria per l'identificazione degli  agenti che passibili di essere coinvolti negli atti di tortura".  Di fronte alla gravità dei fatti la reazione delle  autorità italiane è stata "inadeguata", così come lo è il diritto  penale italiano nel sanzionare e prevenire atti di tortura.

Richiamo all'Italia a "stabilire un quadro giuridico  adeguato"
Infine la Corte di Strasburgo rileva che il carattere del problema è  "strutturale" e richiama l'Italia a "stabilire un quadro giuridico  adeguato, anche attraverso disposizioni penali efficaci", munendosi di strumenti legali in grado di "punire adeguatamente i responsabili di  atti di tortura o di altri maltrattamenti", impedendo loro di  beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte stessa.








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