2015-04-07 15:36:00

Fr. Tasca: scandalo non è il troppo cibo ma ignorare i poveri


In che modo la sobrietà del carisma francescano può contribuire a un rapporto con il cibo che sia utile per una “vita sana” e insieme una “vita santa”? È la domanda di fondo che guida la riflessione di fra Mario Tasca, ministro generale dei Frati minori conventuali, contenuta nella lettera inviata dal religioso al suo Ordine in vista dell’Expò di Milano. Lo stesso padre Tasca sintetizza le sue riflessioni al microfono di Federico Piana:

R. – L’idea è nata proprio parlando con i frati. Sempre diciamo: “Ma, che cosa facciamo per questa Expo? Che apporto possiamo dare?”. E da qui è nata l’idea di condividere un po’ delle idee sul cibo, visto che il tema è appunto “Nutrire il pianeta – energia per la vita”. Io penso che il primo elemento sia proprio mettere in connessione come ho fatto cibo e relazioni. La prima domanda che ci siamo fatti è questa: il cibo che arriva sulla nostra tavola, da dove arriva? Come arriva? Dietro forse ci sono ingiustizia, sfruttamenti, umiliazioni o certamente anche gioie, soddisfazioni? Quante storie dietro il cibo che arriva sul nostro tavolo… E allora, penso sia il primo aspetto, quello di prendersi a cuore questa realtà che porta gioie, ma probabilmente anche ingiustizie e sfruttamenti e umiliazioni.

D. – Nella lettera lei fa una domanda importante: siamo all’altezza, noi frati di fama di povertà?

R. – Sì, penso sia una domanda dalla quale io mi aspetto delle risposte anche dai miei frati. Credo che anche qui dobbiamo fare una connessione molto importante: cibo e missione. Noi preghiamo ogni giorno il “Padre Nostro” e gli chiediamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Quindi, noi chiediamo al Signore che sia provvidente nei nostri confronti. Ma poi il pane, il cibo, non è solo mio, è nostro. E abbiamo tutti insieme il dovere di far sì che sia davvero un “pane nostro”. Allora, credo che questa domanda porti raramente anche ad approfondire il rapporto tra cibo e missione, quanto siamo occupati e preoccupati perché tutti possano avere ogni giorno il pane quotidiano. E anche qui è interessante. Francesco, quando parla della missione e mette in connessione con la missione il digiuno, è la missione che segna i ritmi del digiuno e non il contrario. Infatti, i frati andavano a predicare a tutta la gente che incontravano e quindi davvero dovevano impegnarsi nel digiuno quando questo era possibile. Quindi, davvero la centralità della missione credo sia un elemento importantissimo, come frati, per rispondere a questa domanda.

D. – C’è un altro punto interessante nella sua lettera, che è quello dello spreco alimentare. Quello di non sprecare dovrebbe essere per noi, dice lei in questa lettera – noi francescani, ma noi cristiani, noi esseri umani – una sorta di comandamento…

R. – Certo. Anche qui io porto un esempio molto chiaro. Quando nel Vangelo si parla del ricco Epulone è interessante: il Vangelo parla non tanto e non pare sia difficile il fatto che questo (Epulone) mangi ogni giorno in banchetti lauti e vesta in una certa maniera. Il vero problema, il vero scandalo è che non si accorge del povero che sta alla sua porta. Credo che sia questa la sfida più grande che oggi siamo chiamati ad affrontare e alla quale dobbiamo dare qualche risposta: sentirci responsabili del povero che sta vicino a noi, che incontriamo quando passiamo per la strada. Davvero, di non chiuderci nella nostra realtà che può essere non dico ricca, può essere anche semplice. Ma l’obiettivo è di aprire gli occhi su chi sta intorno a noi.








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