Nonostante quanto accaduto il 2 aprile nel campus dell’Università di Garissa, i rapporti tra le comunità musulmane e cristiane locali erano e continuano ad essere improntati alla collaborazione. Ad affermarlo all’agenzia di informazione cattolica africana Canaa è mons. Joseph Alessandro, vescovo coadiutore della città teatro della strage perpetrata undici giorni fa dal gruppo islamista somalo al-Shabaab nel campus dell'università.
A Garissa cristiani e musulmani uniti per promuovere il dialogo
Le cronache di questi ultimi anni parlano di crescenti tensioni tra musulmani e cristiani
nel Paese, legate al diffondersi del fondamentalismo religioso. Secondo mons. Alessandro
questo non è il caso di Garissa, dove da tempo si promuovono iniziative di dialogo
interreligioso. “Le scuole cattoliche sono aperte alle famiglie musulmane e l’assistenza
umanitaria fornita dalla Chiesa è aperta a tutti”, ha detto il presule, riferendo
che pochi giorni dopo l’attentato i leader del Consiglio Supremo dei musulmani del
Kenya (Supkem), organismo che riunisce tutte le organizzazioni musulmane del Paese,
hanno compiuto una visita al vescovado per esprimere solidarietà alla Chiesa e per
dissociarsi dal sanguinoso attacco compiuto dai miliziani di al-Shabaab.
I leader delle Chiese keniane: cristiani nel mirino
Resta comunque viva tra i cristiani in Kenya la sensazione di essere nel mirino dei
fondamentalisti islamici. E’ quanto denunciano i leader delle Chiese keniane in una
dichiarazione congiunta diffusa in questi giorni. La strage di Garissa, si legge nel
testo, “è l’ennesimo caso di keniani presi di mira per la loro religione. Per diversi
mesi abbiamo visto con orrore il nostro gregge attaccato nei luoghi di culto — cittadini
keniani innocenti trucidati perché credono in Cristo — e a tentativi deliberati di
cacciarli da alcune regioni del Paese. Il massacro di cristiani in Kenya deve finire
e devono finire gli insulti contro le altre religioni”, afferma con forza la dichiarazione.
“Dobbiamo imparare a tollerarci quale che sia la nostra affiliazione religiosa o provenienza”.
Vigilare sui giovani e non predicare l’odio religioso
Dopo avere chiamato in causa le responsabilità del Governo di Nairobi, oggetto di
dure critiche per non avere saputo evitare l’attacco, i leader cristiani esortano
quindi tutte le famiglie keniane a vigilare sull’educazione dei giovani affinché non
vengano attirati dalle sirene del fanatismo religioso. Infine, l’appello a tutti
i leader religiosi a “desistere da ogni insegnamento, predicazione e propaganda dell’odio
confessionale”. (A cura di Lisa Zengarini)
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