2015-04-15 13:08:00

Aleppo. Mons. Zenari: nuove armi allungano agonia della Siria


“Basta con la distruzione e la desolazione. Basta essere un laboratorio per armi di una guerra devastante”. È il grido d’allarme del Consiglio dei capi delle confessioni cristiane ad Aleppo, in Siria, in un comunicato reso noto proprio mentre la città vive drammatici giorni di bombardamenti e scontri tra miliziani ed esercito siriano. Il servizio di Giada Aquilino:

Corpi estratti dalle macerie, sangue mischiato alla polvere della devastazione. È uno scenario di distruzione, dolore e rabbia quello che i capi delle confessioni cristiane di Aleppo descrivono nel comunicato per dire che la città, una volta polmone economico del Paese, e i suoi abitanti hanno “sofferto un dolore intenso” unito ad “angoscia” e “sconforto”: a ridosso della Pasqua ortodossa, celebrata domenica scorsa, “sono stati presi di mira i quartieri civili della città con granate a razzo, con una capacità distruttiva” mai conosciuta. Alla comunità internazionale, chiedono di chiudere “le porte della vendita di armi” per salvare quella che definiscono ormai una “città martire”. L'escalation del conflitto coinvolge anche i quartieri cristiani, dove sono segnalati vittime e feriti gravi. La testimonianza dell’arcivescovo Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco:

R. – Purtroppo, in questo periodo dopo Pasqua, ci sono state alcune zone, alcuni quartieri che sono stati colpiti da tipi di missili – una specie di bombe – che prima non si conoscevano, anche molto forti. Sono state danneggiate alcune cattedrali, come quella maronita, come quella melkita, come quella armena, che erano già state danneggiate in precedenza. Poi c’è una zona, una strada abitata dai cristiani in modo particolare, dove ci sono queste chiese e che si chiama Sulaymaniya, che è stata colpita. Non si sa come mai. Certo, ci sono scontri molto forti e crudeli tra le parti in lotta, che si sono accentuati in questi ultimi giorni. La gente è presa dal panico, in particolare i cristiani che hanno visto queste bombe cadere su case e chiese. Questa mattina ho sentito la notizia – che bisognerà magari controllare meglio – che circa 700 famiglie cristiane sono partite in questi ultimi giorni e hanno lasciato Aleppo. Ciò che fa male è questo panico che comincia a diffondersi tra la gente e anche tra i cristiani: chi può, cerca di scappare.

D. – Il Consiglio dei capi delle confessioni cristiane di Aleppo ha lanciato un grido di allarme: basta, si legge nel comunicato,l con la distruzione e la desolazione, si fermi la vendita di armi…

R. – Sì, è chiaro. La gente ha notato che si stanno usando alcuni tipi di armi che prima non si vedevano in giro. Questo prolungherà l’agonia del Paese: l’arrivo di nuove armi e, alcuni dicono, ma non si sa se è vero, l’arrivo anche dei combattenti. E’ una situazione molto, molto delicata, in particolare ad Aleppo, ma anche in altre zone della Siria. Questo tempo pasquale è stato purtroppo funestato dai bombardamenti, dai morti e la gente ha cercato di vivere la gioia pasquale, ma con il panico sempre alle porte.

D. – Perché ora c’è questa escalation di violenza contro i cristiani, ma anche contro scuole, contro organizzazioni umanitarie?

R. – E’ difficile sapere, ma quello che si coglie un po’ sulla bocca di tutti è “cosa sta succedendo?”, “dove sta andando la Siria”? Se si guarda ai passati quattro anni di conflitto, ci si accorge che tutti si sono sbagliati, le previsioni erano sbagliate e quindi anche questo aumenta la paura e il panico. Non si vede dove si stia andando. Purtroppo, da quel poco che si intuisce, non si va verso una soluzione a medio termine di questo sanguinoso conflitto, ma ci sono segnali di un accanimento del conflitto.

D. – Proprio i capi cristiani di Aleppo parlano di decine di martiri di ogni religione e confessione, di feriti e mutilati, di uomini e donne, di anziani e bambini…

R. – Questo conflitto crea una sofferenza trasversale, tutti ci sono dentro. La Siria ha cominciato quattro anni fa il cammino della Via Crucis e tutti stanno facendo questo cammino. E’ difficile dire chi porti di più il peso e chi lo porti di meno. Se guardiamo alle 220 mila vittime, ci sono dentro tutti: dai neonati ai bambini, agli adulti, agli anziani, ai credenti di ogni fede. Tutto, quindi, fa capire che purtroppo non siamo arrivati all’ultima stazione, alla XIV, quella che prelude alla Risurrezione, ma siamo ancora a metà cammino, non si sa.

D. –  E’ di questi giorni la notizia della morte di un operatore Caritas, ma anche di due ragazzi cristiani di cui hanno parlato i Salesiani di Aleppo. Un pensiero per loro, ma anche per tutta la Siria…

R. – Sì, ho ricevuto anch’io delle fotografie, che circolano pure su Internet. Purtroppo, alle volte ci si basa su delle cifre: si dice 220 mila vittime, ma dietro queste cifre c’è un bambino, c’è un ragazzo, c’è una ragazza, c’è una mamma. Queste fotografie dovrebbero fare breccia nel cuore soprattutto di chi ha in mano le sorti di questo conflitto e della comunità internazionale, per dire: “basta”.








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