2015-04-16 14:40:00

Colombia: governo riprende i bombardamenti contro le Farc


Sale la tensione in Colombia tra guerriglieri e governo. In seguito all’uccisione, martedì scorso nel nord del Paese, di 11 soldati in un attacco delle Farc, il presidente Santos ha deciso di riprendere i bombardamenti interrompendo così la tregua iniziata a dicembre. In bilico i colloqui per un cessate il fuoco definitivo in corso a Cuba: anche la Chiesa colombiana ha espresso preoccupazione insieme all'auspicio a proseguire su un “percorso di vera disposizione per una pace duratura”. Per una valutazione di quanto accaduto Gabriella Ceraso ha sentito Loris Zanatta, docente di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università di Bologna:

R. – Questo nuovo sanguinoso attentato delle Farc creerà dei grossi problemi politici al presidente Santos. Però ho l’impressione che siamo davanti a frange estreme che cercano, in qualche modo, di condizionare o addirittura boicottare i trattati di pace, che ritengo però siano abbastanza avanzati e godano di un contesto interno e internazionale sufficientemente buono per andare avanti. Inoltre l’esito del recente Vertice di Panama ha dimostrato che in tutto l’emisfero c’è un clima molto favorevole alla loro riuscita: non ci sono molte possibilità di tornare indietro, a questo punto sarebbe un fallimento, di cui porterebbero il peso politico e di prestigio, sia gli alleati del governo colombiano, sia gli alleati della guerriglia.

D. – Comunque l’opinione pubblica e i media colombiani non tutti sono a favore di questa trattativa: si dice “non perdiamo uomini in nome di una pace che non arriverà mai!”…

R. – Questo probabilmente è proprio l’umore di una parte dell’opinione pubblica - comprensibile dopo tanti anni di violenze – su cui cercheranno di far leva in particolare i seguaci politici del presidente Uribe, il quale ha sempre contestato la strategia negoziale. Per questo c’è da immaginare che coloro che vogliono boicottare - anche all’interno delle Farc - i negoziati di pace, compiano attentati per tornare ad una polarizzazione estrema. Però secondo me, il grosso dell’opinione pubblica, tutto sommato, continua a condividere gli obiettivi della pace. Certo, se questi attentati dovessero ripetersi e dovessero diventare una costante, allora l’umore potrebbe cambiare molto più in fretta.

D. – I negoziati stanno andando avanti, come lei ha detto: quali i tasselli che mancano ancora, quelli più importanti?

R. – Fino adesso i trattati di pace sono andati più speditamente di quanto si pensasse e hanno incontrato meno ostacoli di quelli che ci si potessero aspettare.Per esempio sul tema della riforma agraria, un vecchio totem della guerriglia, ci si aspettava chissà quale scontro ideologico; in realtà non c’è stato nulla di tale. Il vero nodo - e probabilmente quello più delicato - è sul futuro dei guerriglieri che lasciano le armi: la loro inclusione nella società e nell’ordine politico è quello più delicato e più complesso. i guerriglieri chiedono garanzie e il governo è in grado di offrirne fino a un certo punto. Penso che quello sarà l’ultimo e il più spinoso, perché in passato, in Colombia, i gruppi guerriglieri che si sono reintegrati nella vita politica hanno subito grosse e grosse – diciamo - ripercussioni negative e anche grandi violenze. Quindi si capisce che le Farc cerchino di tutelarsi. Il fatto stesso però che questo sia il tema principali indica che in fondo la via della pacificazione è oramai intrapresa.








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